La Mostra dal titolo “Il realismo di Gaudì e la speranza dell’Europa” inaugurata mercoledì scorso al Parlamento europeo di Bruxelles è innanzitutto la storia di un’amicizia. Una storia che ha molti parallelismi, un percorso comune, un’amicizia appunto, che permette di vedere la realtà come punto di partenza.
Come Gaudì anche i padri fondatori dell’Europa unita Konrad Adenauer, Alcide De Gasperi e Robert Schuman sono partiti dalla realtà per costruire qualcosa di unico e di geniale. La realtà di 50 anni fa era il disastro della seconda guerra mondiale. Hanno regalato all’Europa 50 anni di pace e sviluppo mettendosi insieme su ciò che fino a qual momento li aveva divisi: il Carbone e l’acciaio.
Come spiegare questa mostra e la tesi che intende dimostrare, il parallelismo tra una Chiesa, la Sagrada Familia, e un’istituzione, l’Unione europea? Come spiegare l’amicizia che mi ha unito, improvvisamente, con Etsuro Sotoo, conosciuto per caso durante una visita in Spagna? Come spiegare il momento in cui ci siamo guardati negli occhi e abbiamo intravisto lo stesso desiderio, a partire dall’indagine della realtà, di costruire qualcosa di buono? «Gli amici sono coloro che guardandosi negli occhi riconoscono la presenza di un Dio» (Platone, Convivio).
La mostra, bella, articolata, con spiegazioni teoriche, immagini, laboratori creativi, cerca di sintetizzare l’idea “Il realismo di Gaudì e la costruzione dell’Europa”.
La Sagrada Familia fu l’interpretazione straordinaria di un uomo fuori dal comune che ebbe la capacità di stupire i suoi contemporanei, e continua a stupire anche oggi; la Sagrada Familia è un’opera in cui in cui si avverte profondamente il distaccarsi dell’artista dalla tradizione storica, in favore di una invenzione formale estremamente libera e fantastica, nacque infatti dallo stravolgimento di un progetto di chiesa neogotica tradizionale per diventare un capolavoro unico nel suo genere.
Se l’idea rivoluzionaria alla base di tale edificio può essere paragonata alla nascita delle istituzioni comunitarie, nate anch’esse dall’idea azzardatissima di Konrad Adenauer, Alcide De Gaspari e Robert Schuman, le due “costruzioni” sono ancora più simili per il fatto che non sono ancora completate, ma sono in una continua, lenta evoluzione.
Entrambe procedono a piccoli passi, quasi per tentativi, con lunghe battute d’arresto e improvvise accelerate, un incendio, la bocciatura di un referendum, un nuovo architetto, un nuovo trattato….
Per entrambe un problema significativo è trovare persone che sappiano, con umiltà, riproporre, attualizzare e reinterpretare i disegni originali, lasciando però inalterato lo spirito iniziale.
Etsuro Sotoo è una di queste persone, che con le sue capacità tecniche, e la sua creatività, ma soprattutto con la sua umanità e la sua immensa forza morale, ha saputo cogliere lo spirito di Gaudì, ha saputo dirigere lo sguardo in alto, guardando, magari da un altro punto di vista, lo stesso obbiettivo.
Nella mia attività parlamentare ho spesso denunciato l’allontanamento dell’Europa dal pensiero dai padri fondatori, dalla propria natura, dalla propria radice culturale, dalla radice dell’esperienza di dialogo e di convivenza tra gli uomini, l’apostasia dall’Europa stessa, che per non scontentare nessuno, da garante del diritto si è trasformata in un supermarket dei diritti, dove è tutto dovuto e dove il relativismo la fa da padrone.
Dobbiamo guardare in avanti, anzi in alto, tutta la Sagrada Familia si basa su un progetto che non si espande in orizzontale, seppur con una planimetria di notevoli dimensioni, ma si lancia verso il cielo con torri, pinnacoli, guglie, forse dall’aspetto incerto, ma bellissimi. Anche l’Unione Europea si costruisce su pilastri, magari fragili, che necessitano di supporto, ma fondamentali per reggere l’architettura, su torri, una diversa dall’altra, su nazioni, ognuna con le sue necessità, le sue potenzialità, i suoi problemi, sulle persone, che come pietre vive, portano ognuna il suo piccolo ma indispensabile contributo nel sostenere il peso dell’intera struttura.
Gaudì prendeva le pietre da costruzione che gli capitavano, una diversa dall’altra, e da queste definiva molti particolari man mano che la costruzione avanzava, invece di averli teorizzati in precedenza nei suoi piani.
La facciata della Natività è di una bellezza intensissima, le sculture, la composizione della scena, il movimento delle figure trasmettono una sensazione di forte spiritualità. Etsuro Sotoo riesce a usare la pietra per trasformarla in qualcosa di vivo, quasi di reale, che però allo stesso tempo nasconde una moltitudine di significati profondi nascosti ad uno sguardo superficiale. Del resto tutto il tempio, dalla struttura generale al dettaglio più piccolo, racchiude una moltitudine di simboli che rimandano a un altro piano di significati. Anche la bandiera europea ha una doppia chiave di lettura, è emblema del progetto politico nato più di cinquant’anni fa, ma ha anche un significato profondamente cristiano: riprende l’immagine della cosiddetta Medaglia Miracolosa – quella Medaglia cioè che nella cultura cattolica rappresenta l’apparizione a Catherine Laburè a Parigi della Vergine nel 1837, quella stessa medaglia che portava Bernardette Soubirous nel momento dell’apparizione della Madonna a Lourdes – e che ripropone l’immagine dell’Apocalisse della Vergine come una Donna con sul capo una corona di dodici stelle e sulle spalle un manto del colore della notte.
L’edificio è ancora in costruzione e i lavori procedono, finanziati da donazioni private, purtroppo a rilento. Ma se si visita la chiesa, ancora un cantiere, ci si trova in mezzo a un brulichio di persone che lavorano, scelgono le pietre, le modellano… Anche l’Unione Europea sembra oggi aver rallentato il suo passo: la doppia bocciatura della Costituzione europea e del trattato di Lisbona sembra aver arrestato il processo d’integrazione, ma se si viene in visita al Parlamento, alla Commissione, allora si vedrà un incessante lavorio di persone che si danno da fare perché credono alla costruzione di un’Europa unita. Bisogna quindi sollecitare il contributo degli Stati membri e dei Governi, ma soprattutto dei cittadini europei, veri “costruttori” del progetto europeo.
La speranza è che questa mostra esemplificandoci il messaggio che c’è dietro alla costruzione della Sagrada Familia, ci riporti alla missione che sta davanti all’Unione Europea: non lasciarsi scoraggiare, ma proseguire a piccoli passi sulla strada indicataci dai padri fondatori, una strada di pace, giustizia e sviluppo.
Come ricorda nel suo commento Javier Prades, «guardando in azione i promotori di questa iniziativa si comprende meglio il criterio culturale di Benedetto XVI, quando parlava dei monaci medievali: “Bisogna ammettere con realismo che non era loro intenzione creare una cultura, né volevano conservare una cultura del passato. La loro motivazione era molto più elementare. Il loro obiettivo era: quarere Deum, cercare Dio. Nella confusione dei tempi in cui niente sembrava resistere, essi volevano fare la cosa essenziale: impegnarsi per trovare ciò che vale e permane per sempre. Cercavano, da uomini vivi, dentro la vita. Dietro le apparenze, le ricchezze, il potere e perfino l’‘erudizione’ fine a se stessa, nei monasteri medioevali si tendeva a ciò che apparenza non è, a ciò che è vero.Cercavano Dio”».