Un freddo giorno di fine dicembre, nella campagna toscana, ero a casa di amici. A pranzo parlavamo dell’anno trascorso, degli errori fatti e delle gioie vissute, e dei progetti per il futuro. Dopo pranzo, abbiamo seguito insieme in televisione il discorso Urbi et orbi del papa. Non rammento che cosa abbia detto. Ricordo invece, con quella precisione che solo certi ricordi importanti mantengono negli anni, la chiusura del discorso. Il papa invitò tutti i presenti in piazza san Pietro, tutti coloro che lo seguivano alla radio o in televisione, e persino tutti coloro che avrebbero letto le sue parole più tardi, a ricevere la sua benedizione apostolica e anche una speciale indulgenza plenaria “con le condizioni usuali”.
Che impressione di fragilità e di potenza! Quell’uomo minuto vestito di bianco ingaggiava la lotta con il nemico, il diavolo, e stravinceva.
Che cosa può fare l’accusatore contro l’amnistia generale, la cancellazione dei debiti di chiunque lo desideri? Assolutamente nulla.
Ci siamo alzati in piedi, ci siamo inchinati, abbiamo fatto il segno della croce. Più tardi ci siamo confessati, abbiamo pregato per le intenzioni del papa, e abbiamo assistito alla Messa. Sono queste le “condizioni usuali”. Così abbiamo ricevuto la liberazione da ogni peccato passato e presente, e pure la cancellazione della pena per quei delitti. Se fossimo morti in quel momento, saremmo andati subito in cielo.
Ciò che interessa al papa, e a Dio, è la nostra salvezza. Non è tirchio con la sua grazia.
Perché allora il nemico riporta tante vittorie? Egli ci attacca colpendoci nell’unico punto vulnerabile: il nostro desiderio. Tutta l’onnipotenza di Dio e la liberalità della sua Chiesa non possono garantire la nostra salvezza, se non la desideriamo.
Perciò il nemico, anche nel confessionale, dice: “Tanto lo sai che ci ricaschi. Tanto lo sai che sei debole, sei fatto così”. Altre volte minimizza: “Ma cosa vuoi che sia? Un nonnulla, non hai ucciso nessuno…”.
Vuole convincerci che la salvezza sia impossibile, oppure che sia scontata. Sono le due facce del peccato contro lo Spirito, l’unico che non si riesce a perdonare perché toglie ogni terreno per la conversione. Nella sua prima forma, il peccato contro lo Spirito è disperazione della salvezza. Nella seconda, è la presunzione della salvezza. In entrambi i casi, il nostro desiderio si spegne, e con esso si dissolve anche la possibilità che Dio agisca nella nostra vita.
Come ogni anno, anche questa fine d’anno è piena di elenchi di buoni propositi. Sappiamo che non servono a molto. Ma sappiamo anche che il desiderio che li genera è prezioso. Nella sua origine non è un desiderio moralista. È un desiderio fresco, eternamente giovane. Non vuole credere che tutto inevitabilmente decade. Vuole credere nella rinascita, nel cambiamento, nel perdono, nella risurrezione.
È il desiderio che la luce dell’ideale invada ogni dettaglio della vita e rischiari ogni angolo delle nostre tenebre. È il desiderio della santità.