Non avrei mai pensato di dedicare il mio primo editoriale del nuovo anno a questioni finanziarie! Ma così ha da essere, credo, perché l’argomento che ha dominato il dibattito pubblico è stato, senza ombra di dubbio, il cosiddetto “fiscal cliff” (il baratro fiscale) nel quale cadremo tutti nel giro di poche ore, a meno che venga raggiunto un accordo, proprio mentre sto scrivendo, tra tre uomini (al presidente Obama e al capo dell’opposizione Repubblicana, si è aggiunto il Vicepresidente Joe Biden per dar più forza alla discussione).
Anche se nel momento in cui scrivo non si conoscono i risultati di questa discussione, le indicazioni sembrerebbero positive e spingono il Presidente a un monologo, insolitamente leggero, a volte perfino divertente, circondato da “gente normale”. I leader della minoranza al Senato hanno appena annunciato di essere vicini a un compromesso che ci terrà lontani dal baratro fiscale fino a quando le divergenze rimanenti troveranno una soluzione nel prossimo febbraio. Tuttavia, alcuni commentatori sostengono che non c’è più tempo per evitare il baratro in cui, sia pure per poco, rimarremo finché impareremo come risalirne. Se tutto ciò vi sembra incomprensibile, non vi preoccupate, vuol dire che fate parte della “gente normale”, per il bene della quale i nostri leader stanno facendo tutto questo.
In mezzo a tutto questo, ci sono state nel frattempo le parole di Papa Benedetto XVI nelle Messe della Vigilia e di Natale. Sono rimasto particolarmente colpito dal riferimento che il Papa ha fatto alla nostra paura di fronte all’amore di Dio. Dio si è fatto inerme bambino, dice il Papa, così che noi possiamo osare di amare Dio.
Il Papa si riferisce a quel significato originale della libertà religiosa che aveva definito nei suoi discorsi a Ratisbona e al Parlamento tedesco, cioè la libertà di rifiutare l’amore di Dio. “So che il mio splendore ti spaventa,” il Papa immagina che Dio dica, “che di fronte alla mia grandezza tu cerchi di affermare te stesso. Ebbene, vengo dunque a te come bambino, perché tu possa accogliermi ed amarmi”.
Eppure, il bambino che stava per nascere non trovò posto alla locanda, dove poter venire alla luce e toglierci la paura dell’amore di Dio. Dove è oggi quella locanda? Quella locanda è oggi un posto nel nostro pensiero, nel modo in cui guardiamo la realtà.
Spesso, questa paura dentro di noi dell’amore di Dio ci paralizza. La paura della realtà come portatrice dell’amore di Dio, mi chiedo, come influenza i politici singolarmente? Provoca la paura della solitudine nell’assumere rischi e la partigianeria che protegge da chi la pensa diversamente da noi.
Natale è perciò la celebrazione dell’inizio della nostra liberazione dalla paura dell’amore di Dio, anche per gli spauriti politici.