Il welfare italiano arriva alla fine del 2009 senza aver provato a impostare una vera politica famigliare. Evidentemente l’assenza di riforme profonde ha una ragione esplicita nella crisi economica che ha colpito il Paese dal settembre dello scorso anno e lo squilibrio contabile generato dalla crescita esponenziale delle ore di cassa integrazione.
Lo strumento della cassa integrazione ha rappresentato per altro un sostegno importante per centinaia di migliaia di famiglie. Ma non ha spostato di un centimetro il problema dell’equità e del giusto riconoscimento dei carichi famigliari, nell’ambito di un sistema che tende a premiare fiscalmente le famiglie con al massimo un figlio e che premia (non solo fiscalmente ma anche in termini di accesso ai servizi) i nuclei monogenitoriali rispetto a quelli in cui convivono entrambi i genitori.
Il risultato finale è quello di una ennesima mortificazione della famiglia in quanto tale (né povera, né a rischio, né disagiata, né numerosa: semplicemente famiglia), ancora in attesa di un trattamento adeguato alla propria decisiva funzione sociale, educativa ed anche economica.
La contraddizione di questo primo biennio di governo Berlusconi è evidente. L’introduzione di una tassazione più equa per le famiglie, che riconoscesse adeguatamente e proporzionalmente il costo del sostentamento di ogni figlio, era stata ampiamente annunciata durante la campagna elettorale.
Il programma elettorale del PdL si era decisamente sbilanciato sul tema, prevedendo l’introduzione del quoziente famigliare per il calcolo della base imponibile ai fini fiscali, la reintroduzione del “bonus bebè” come strumento di sostegno alla natalità, e per finire un sostegno per l’esercizio della libera scelta in campo educativo.
Nemmeno il tempo di prendere il controllo delle stanze del potere e, dopo il meritorio taglio dell’odiosa Ici sulla prima casa, il tema scomparve repentinamente dall’agenda politica a causa della crisi economica. Ma a ben vedere, l’argomento più decisivo, ovvero quello del raggiungimento di un’autentica equità fiscale attraverso una forma di tassazione sul nucleo famigliare, non trovò particolare rilievo nel Libro Verde presentato a luglio 2008.
Con la presentazione del “Libro Bianco” nello scorso mese di maggio il Governo ha corretto la rotta, riconoscendo in modo esplicito il “valore sociale aggiunto” generato dalla famiglia “per effetto dell’assunzione di responsabilità pubblica che consegue al matrimonio e della stabilità degli affetti”, il cui sostegno promozionale rappresenta una sfida in cui “la società gioca la sua stessa sopravvivenza” (p. 23).
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Ma ciò nonostante nella Finanziaria, varata subito prima di Natale, non vi è traccia di interventi family friendly. Anche i non pochi quattrini recuperati grazie allo scudo fiscale sono finiti altrove, nonostante la cifra drenata si sia rilevata superiore a quella attesa.
Ora il Presidente del Consiglio annuncia per il 2010 una vera e propria annata costituente, che dovrebbe portare a riforme profonde in tutti i settori. Dopo la lunga crisi, il Governo è atteso a una prova di coraggio, cominciando a recuperare la distanza che soprattutto su questo tema separa il welfare italiano dalle più avanzate legislazioni europee.