L’angelo necessario

Negli ultimi decenni la devozione agli angeli si è molto raffreddata e nella predicazione non se ne sente quasi più parlare. La riflessione di PIGI COLOGNESI nel lunedì dell’angelo

Oggi è il lunedì dell’angelo. Ovviamente la festa allude alle creature celesti che, secondo le varie narrazioni dei quattro vangeli, annunciarono a Maria Maddalena, alle altre donne e ai discepoli la risurrezione di Gesù. Negli ultimi decenni la devozione agli angeli si è molto raffreddata e nella predicazione non se ne sente quasi più parlare. Invece gli angeli ci sono: «L’esistenza degli esseri spirituali, incorporei, che la Sacra Scrittura chiama abitualmente angeli, è una verità di fede. La testimonianza della Scrittura è tanto chiara come l’unanimità della Tradizione» (Catechismo della Chiesa Cattolica, 328).



Tanto è vero che nella storia della Chiesa si sono addirittura succeduti diversi tentativi di catalogare le innumerevoli schiere celesti. Il più fortunato è quello che risale agli scritti di Dionigi l’Areopagita: Serafini, Cherubini, Troni, Dominazioni eccetera. Nel paradiso dantesco, a riguardo, c’è un episodio simpatico. San Gregorio Magno pensava che i cori angelici fossero distribuiti in maniera diversa da quella suggerita da Dionigi, ma quando è arrivato direttamente di fronte alla maestosa moltitudine degli angeli e si è reso conto di essersi sbagliato «di se medesmo rise»: meravigliosa familiarità con il mistero divino!



Quello che però voglio sottolineare è la diversità tra un mondo con gli angeli e uno senza. L’angelo è messaggero dei voleri divini, è latore al trono celeste delle preghiere umane, è protettore dai pericoli terreni e difensore dalle insidie dell’altro angelo, quello decaduto e diventato nemico degli uomini. Un mondo pieno di angeli è una realtà dove tutto parla, tutto è – secondo l’etimologia della parola angelo – un «messaggio», un «annuncio». Ma allora si può dire, per analogia, che ogni persona, ogni avvenimento, ogni fatto è un brandello di quel messaggio. La vita è piena di parola che ci viene rivolta e ci interpella. Inversamente, un mondo senza angeli è muto, nel senso che dice solo la sua immediata fattualità, non riesce a sorprendere, non reca nessun messaggio.



All’inizio stesso della rivelazione cristiana sta un angelo: «L’angelo del Signore portò l’annuncio a Maria». Ma nella storia quello stesso annuncio non ha richiesto per noi l’intervento diretto di Gabriele o di altri suoi simili. La funzione di angelo è stata espletata dai genitori, da un amico che ha invitato a una vacanza, da un compagno di classe cha ha suggerito di partecipare a un certo incontro, da un collega che ha proposto una certa lettura.

E non solo all’inizio, ma anche in tutti i momenti importanti del cammino, a ogni svolta decisiva della strada c’è stato un angelo: chi ha saputo sciogliere la durezza di una crisi, chi ha indicato come superare un ostacolo o suggerito orizzonti che non si erano immaginati; magari l’angelo è stato una pagina letta con sorpresa oppure un versetto di salmo recitato mille volte e che quella volta lì tocca nel profondo la mente e il cuore. E forse solo in paradiso vedremo se e come dietro tutti questi fatti apparentemente banali c’era davvero il tocco leggero di un’ala angelica.

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