Le parole più simboliche con cui inizia un conclave sono, nell’immaginario collettivo, quell’invito che viene rivolto ai presenti nella Cappella Sistina al momento fatidico dell’apertura delle procedure di elezione del Papa: “extra omnes”, “fuori tutti”. Un tempo il valore di queste parole era molto letterale e mirava a chiudere i cardinali in una stanza serrata a chiave (cum-clave) senza che potessero essere intercettati dal mondo esterno o che potessero illudersi – soprattutto nei tempi di carestia – di ricevere a lungo (anche mesi) il vitto e l’alloggio della Curia Romana.
Lentamente la situazione generale migliorò e tali parole divennero l’emblema di una riservatezza e di una sacralità che conferivano, già nella forma stessa in cui era presa, un carattere divino alla decisione del Sacro Palazzo. Oggi, ad una generazione di disillusi e disincantati, quella frase sembra il retaggio folcloristico di un’antica usanza, una formula storica con cui condire un evento tutto politico, mediatico ed economico. La Chiesa però non permette alle cose senza valore di sopravvivere a lungo e, infatti, nasconde in quella formula molto di più di quello che i cinici di oggi riescono a vedere.
Attraverso quel “fuori tutti”, dunque, essa ci indica che è necessario un luogo nella vita in cui non tutti siano ammessi. Ma che cosa vuol dire? Chi sono questi tutti? La Bibbia identifica apertamente questi tutti nei “nemici” dell’uomo: l’invidia, l’ira, la lussuria, l’accidia e gli altri “vizi” che oscurano il cuore di ognuno. Sono essi che, nei momenti decisivi dell’esistenza, devono restare fuori. Il Conclave inizia, pertanto, con una sfida al nostro cinismo più radicato: esiste un luogo della vita dove noi possiamo, con tutta la forza della libertà, allontanare i nemici del nostro cuore e rimanere noi stessi davanti a Dio. Questo luogo è il cuore di ognuno di noi quando è toccato dalla forza e dalla compagnia della Chiesa.
Per questo, guardare al Conclave in questi giorni significa sentire dentro di noi il desiderio di poter vivere un luogo così, un luogo dove “i nemici di un tempo non tornano vincitori” perché la mia libertà si è totalmente aperta e resa disponibile all’amore di un Altro.
“Fuori tutti”, quindi, non è una formula di Harry Potter per far andare bene le cose, ma la preghiera più vera quando un matrimonio si sbriciola e noi non sappiamo che cosa fare, quando un amico si ammala e noi non sappiamo come stargli vicino, quando gira tutto storto sul lavoro, con i figli, con gli amici, quando c’è da eleggere un nuovo Papa: “fuori tutti” perché dobbiamo rimetterci di fronte a Dio, di fronte a noi stessi, di fronte al nostro cuore per ripartire da lì, dal nostro bisogno, dal nostro essere uomini, e non dalle opinioni illuminate degli esperti di turno. Altro che folclore!
Lo Spirito ha insegnato agli uomini, attraverso i secoli, la giaculatoria più semplice e più bella per chiedere la luce della Verità: Extra Omnes. Inizia il Conclave, cari amici, e si riapre continuamente per noi la partita della vita, con un unico rischio: che quella porta non sia davvero chiusa e che i Nemici siano ancora dentro mentre noi ci mettiamo di fronte a noi stessi e alle decisioni che contano. Proprio per questo, mai come in questi giorni, abbiamo bisogno di quella semplicità di cuore che sola può farci rendere conto, come i cardinali davanti al nuovo papa, che quello è l’uomo chiamato, che quella è la strada dove un Altro ci dà misteriosamente appuntamento per continuare a stare con Lui fin sotto la Croce. Fino al giorno della Resurrezione. Extra omnes, dunque! Il momento è arrivato.