Una delle parole che il nuovo Papa Francesco ha usato di più nei suoi primissimi discorsi, e che mi è rimasta subito in mente, è stata la parola “cammino”. Dal balcone sopra piazza San Pietro, quando lo abbiamo incontrato per la prima volta, ci ha detto: “E adesso, incominciamo questo cammino: Vescovo e popolo. Questo cammino della Chiesa di Roma, che è quella che presiede nella carità tutte le Chiese. Un cammino di fratellanza, di amore, di fiducia tra noi. Preghiamo sempre per noi: l’uno per l’altro. Preghiamo per tutto il mondo, perché ci sia una grande fratellanza. Vi auguro che questo cammino di Chiesa, che oggi incominciamo…”.
Anche nella sua prima omelia da Papa ci ha ripetuto questa parola. Ha detto: “Camminare: la nostra vita è un cammino e quando ci fermiamo, la cosa non va. Camminare sempre, in presenza del Signore, alla luce del Signore, cercando di vivere con quella irreprensibilità che Dio chiedeva ad Abramo, nella sua promessa”.
Questo “camminare in presenza del Signore” è proprio la pedagogia della Settimana Santa, che trova il suo apice nella vittoria di Cristo sulla morte, e ci orienta verso il nostro destino ultimo: sedere con Cristo alla destra del Padre. Non è casuale che questa settimana, la più ricca e significativa di tutto l’anno liturgico, cominci con una processione, un fisico camminare insieme nella Domenica delle Palme.
Più di una volta ho potuto assistere a questa grande processione della Domenica delle Palme in Terra Santa, partendo dalla Chiesa Francescana a Bètfage – paese indicato dal Vangelo di Marco come il posto dove Gesù inizio il suo percorso verso Gerusalemme su un puledro (Mc 11,1) – e arrivando nella città vecchia, nel cortile di una chiesa che sta appena fuori dal Haram Ash-Sharif, dove si collocava all’epoca il Tempio di Gerusalemme. È una processione piuttosto lunga e, se batte il sole, anche faticosa. Ma è allo stesso tempo una grande occasione di gioia e di unità per la comunità cristiana locale, che prende coraggio nel vedersi così numerosa insieme a molti pellegrini.
La bellezza di quest’evento annuale nella Terra Santa, tuttavia, non si colloca tanto nel trovarsi insieme, ma proprio nel camminare insieme col pastore del gregge, il Patriarca Latino di Gerusalemme. Senza di lui non sarebbe veramente un camminare insieme: è la sua presenza che esprime il motivo della nostra presenza. È lui che ripresenta e diviene segno speciale dell’unico uomo che ci rende tutti una “fratellanza”, come ha detto il Papa: Gesù, il Signore.
Questa è la grande lezione, perciò, della settimana santa, e, al fondo, di tutta la vita cristiana. È la presa di coscienza della compagnia dell’unica presenza che trasforma la nostra vita da una farsa o una tragedia in una avventura umana che vale la pena. Sì, la vita è un viaggio, ma è solo Lui, scoperto al nostro fianco, che ci offre la consapevolezza dello scopo, già intravisto, già incontrato, già presentito.
Mi è capitato, nella vita, di trovarmi di fronte una persona oppressa dal senso di sconfitta, e incapace di affrontare la fatica del cammino. Ciò che allora faccio è porgli questa domanda: se andassi in vacanza nel posto più bello del mondo, col cibo più buono, la salute migliore e le camere d’albergo più confortevoli, ma il tuo compagno di viaggio fosse la persona veramente sbagliata, come sarebbe? Brutto, no?
E se, invece, in un viaggio andasse tutto storto (coincidenze perse, posti deludenti, tempo orribile e un attacco di virus alla pancia), però lo facessi in compagnia di una persona amica, con cui è una gioia stare, come sarebbe? Una bella avventura complicata ma piena di risate, no? Ma allora è la compagnia che fa la vita, non la presenza o assenza di fatti sgradevoli.
Nel cammino di questa settimana santa, ci saranno momenti di grazia, di sublime condivisione e di amicizia da parte del Signore. Allo stesso tempo ci sarà il tradimento, il peccato, la paura, la tortura, il sangue e la morte. E poi ci sarà una gloria che ci fa stare a bocca aperta senza parole. Ma, innanzitutto, è un viaggio in cui prendiamo coscienza di qualcuno con cui vale la pena camminare, dovunque ci conduca questa strada; tanto che possiamo essere, con lui, già certi del destino. Come dice papa Francesco, è un cammino, un cammino di fratelli che hanno scoperto il loro destino comune nel compagno di viaggio che è il protagonista di tutti gli avvenimenti. Buona settimana santa.