I puritani e la politica

La storia politica degli Stati Uniti è stata segnata dal puritanesimo e, secondo LORENZO ALBACETE, questo continua a essere molto forte, anche più di un tempo

Un amico italiano in visita a New York mi ha chiesto la scorsa settimana cosa pensano gli “americani” della campagna in corso per le elezioni presidenziali del 2012. Ho cercato di rispondere nel modo più preciso possibile, e la risposta è stata: niente.

Questo non vuol dire che media, guru della politica, esperti, commentatori, blogger e altra gente di questa specie (una “comunità” di cui anch’io faccio parte di tanto in tanto) non siano interessati. Al contrario. L’attenzione è soprattutto concentrata sul Partito Repubblicano, dove politici noti e ignoti entrano ed escono dalla corsa per la presidenza.

Tuttavia, almeno finora, nessuno di essi sembra capace di dire qualcosa di nuovo. Infatti, i dirigenti del partito stanno cercando qualcuno che possa correre senza scontentare nessuna delle fazioni che si fronteggiano al suo interno. Il problema è che la questione, posta in tal modo, sembra non poter produrre altro che una ricetta per la noia.

Altre storie hanno, perciò, catturato l’attenzione degli americani nel corso della settimana. Due in particolare hanno dominato la scena. Una è il tempo e specialmente la terribile tragedia del tornado che ha colpito la città di Joplin in Missouri, provocando a questo momento più di cento morti. L’altra storia riguarda le prodezze sessuali di Dominique Strauss-Kahn e le infedeltà di Arnold Schwarzenegger. Ci si può chiedere, in effetti, se queste storie non possano essere una delle ragioni per cui gli americani sembrano così poco “presi” dall’attuale scena politica.

Nell’articolo di copertina del Time magazine di questa settimana, Nancy Gibbs cita la politica tra le aree in cui chi ha potere comincia a considerarsi al di sopra delle regole etiche alle quali sono soggette le persone normali. La storia politica degli Stati Uniti è piena di esempi simili, specialmente riguardo ai comportamenti sessuali, caratterizzati da una netta separazione tra la vita privata e una vita pubblica di successo. Se questa era la situazione all’inizio della storia americana (vedi Thomas Jefferson), quando il puritanesimo era forte, possiamo immaginarci quale sia adesso.

Gibbs sostiene che qualunque sia il DNA lasciato dai primi puritani, esso si limita di fatto al nostro amore per le “ripartenze” dopo la caduta, che si inserisce perfettamente nella grande rappresentazione di peccato e riscatto che dà forma alla politica e alla vita americana. Abbiamo decisamente abbandonato la pruderie, almeno le sembra, ma manchiamo di prudenza.

Ma è vero che il puritanesimo americano è cosi in declino? Non la penso affatto così, perché il puritanesimo è ancora tra noi, forte come prima, se non ancora più forte. Il puritano e il potente lascivo sono le due facce di una stessa medaglia, sono le immagini del paradigma peccato-redenzione ereditato dall’originario puritanesimo. In mezzo non c’è nessuna alternativa, niente con cui possa identificarsi una persona normale.

Ciò che manca è l’esperienza cattolica della misericordia e del perdono divini e la cultura che su una simile esperienza si costruisce. Una cultura in cui le due storie della settimana, la tragedia di Joplin e la caduta di Strauss-Kahn e di Arnold Schwarzenegger sono il materiale di cui è fatto il vero dramma umano: una speranza nata dalla certezza della vittoria finale della Grazia.

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