Mercoledì scorso, l’aula di Strasburgo ha ospitato un dibattito sulla recente modifica della Costituzione ungherese. Il nuovo testo costituzionale rispecchia in maniera chiara i valori e i principi che sono alla base dell’Europa unita.
Il preambolo afferma che l’Ungheria è una nazione “fondata sulla cristianità” e ribadisce il ruolo della Santa Corona di Santo Stefano, il re della conversione al cristianesimo, come simbolo della nazione. È stata aggiunta inoltre una precisazione sul fatto che la vita del feto vada preservata fin dal concepimento. Altra importante indicazione che è stata inserita è la promozione della famiglia, rappresentata dall’unione in matrimonio fra un uomo e una donna.
Durante il dibattito in Parlamento ci sono stati diversi interventi di condanna del Governo di Budapest, accusato di promuovere visioni discriminatorie e oscurantiste. Con insistenza è stato chiesto alla Commissaria europea Viviane Reding di intervenire per bloccare lo “scempio” in atto. Richieste respinte, la Commissaria ha precisato che non vi è alcuna violazione dei trattati e delle norme comunitarie, pertanto la Commissione non interverrà in quella che è una libera decisione di uno Stato membro.
Ripensando a tutte le obiezioni emerse, ad esempio, sul tema della discriminazione a causa dell’orientamento sessuale, ritengo che vi sia qualcosa di paradossale. Nella Costituzione italiana, ad esempio, non vi è alcun accenno alla discriminazione sulla base dell’orientamento sessuale: dobbiamo quindi aspettarci a breve un dibattito al Parlamento europeo sulla Costituzione italiana? La cosa si fa ancora più singolare se pensiamo al fatto che da 15 anni il Partito di Berlusconi cerca di modificare la Costituzione. Ebbene da 15 anni la sinistra risponde che non dobbiamo cambiare la Costituzione perché altrimenti verrebbe messa a rischio la democrazia.
È bene quindi prestare molta attenzione quando si apre un dibattito su cosa c’è o non c’è in un testo costituzionale. Forse dovremmo sgombrare il campo da un equivoco: veramente pensiamo che costituisca un rischio per la modernità il fatto che in questa Costituzione siano citati i diritti del nascituro? Pensiamo davvero che possa costituire un rischio per l’identità il fatto che in questa Costituzione venga citata la radice cristiana di un Paese?
Per quanto mi riguarda, credo invece che dovremmo tutti abituarci un po’ di più al testo di quella Costituzione europea, che poi tale non è diventata, che portava come motto “Uniti nella diversità”, cercando di essere un po’ più tolleranti verso la diversità di ognuno. Dobbiamo cioè comprendere che in questo momento un enorme consenso in Ungheria ha portato a mettere a fuoco il bisogno di un popolo e affinché questo bisogno non tracimi nel nazionalismo deve essere affiancato da un’Europa forte che riconosce i diritti di tutti e i doveri di ognuno.