Il moralismo del giorno dopo

Con il suo andare per il mondo a incontrare anche esponenti di altre religioni, papa Francesco rinnova la modalità dell'annuncio cristiano: mettersi in moto per incontrare. PRIMO SOLDI

Ha 30 anni e si mette a camminare per le strade polverose del suo paese, chiamando a sé Andrea e Simone, Giacomo e Giovanni fino a chiamare me, te… Il Vangelo di oggi ci racconta il primo incontro di due discepoli di Giovanni Battista colpiti, affascinati a tal punto da quell’Agnello di Dio che non riescono a staccare gli occhi da lui. Immaginiamo quale fascino destava Cristo in chi lo incontrava. Scaturiva dalla loro curiosità il desiderio di capire chi era, da dove veniva e domandargli: “Dove abiti?”.



Gesù non dà il suo indirizzo, ma li invita con queste semplici parole “venite e vedrete”. Non se lo fanno dire due volte. Lo seguirono e videro dove abitava e quel giorno rimasero presso di lui fino alle 4 del pomeriggio. Un incontro con un uomo eccezionale, un incontro umanissimo che dura fino ad oggi. Infatti se noi siamo cristiani è perché il fascino di quell’incontro, di quel “dimorare” in un modo o nell’altro, attraverso le circostanze più svariate, ha preso anche noi, tanto è grande la potenza dello Spirito Santo che fa la storia della Chiesa. 



Di qui nasce il desiderio che spinge Papa Francesco come i suoi predecessori a desiderare di incontrare tutti, anche i fondatori di altre religioni perché anche in questi uomini tante persone colgono la risposta al bisogno del loro cuore. Ma chiediamoci: oggi dove si trova Gesù, dov’è possibile incontrarlo nello stesso modo umano con cui l’hanno incontrato Simone e Andrea e dimorare con lui? E’ sempre attraverso un avvenimento imprevisto, imprevedibile che penetra nell’orizzonte come un meteorite strano, una luce. 

E’ un’ irruzione del nuovo che mette in moto un cammino. L’unica parola che può definire cos’è il cristianesimo è la parole avvenimento, diceva sempre don Luigi Giussani. “Quanto bisogna che questo io umano sia grande per aver ‘disturbato’ il mondo dell’infinito. Un Dio, amico mio, si è disturbato, si è sacrificato per me” (Péguy). Questa è l’unica risposta alla scristianizzazione del mondo moderno che prevede perfino il diritto alla blasfemia e molto di meno quello alla libertà religiosa: che il cristianesimo accada come avvenimento. 



L’alternativa è un moralismo fatto di regole soffocanti. Chi si sottrae allo stupore, alla curiosità umile e rispettosa suscitate in quel primo incontro con Gesù inevitabilmente si fa schiavo di regole. Questo desiderio di dimorare continuamente con Lui ci mette in cammino verso i luoghi dove lui crea una compagnia; perché oltre il volto di Gesù il cristianesimo ha la fattispecie di facce umane, di persone. “Nei villaggi della Palestina dove Gesù non poteva arrivare, acquistava il volto dei due discepoli che lui mandava”.

Perciò non si tratta di una compagnia qualsiasi. Possiamo anche marciare in un milione di persone per le strade di Parigi, sentire tanto calore umano in quel momento, ma il giorno dopo? 

La vera compagnia permane dove è viva la memoria di lui, dove ci si ama come fratelli. “Non sapete che siete membra gli uni degli altri?”. Papa Francesco con il suo viaggio in Sri Lanka e nelle Filippine sta dando una spinta forte e inarrestabile nel cammino iniziato da tanti anni per l’unità dei cristiani e per un cammino su valori e impegni condivisi con gli uomini di altre religioni. E’ un cammino faticoso, che l’attuale terrorismo cerca di rendere impossibile, ma è un cammino inarrestabile.

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