La cosa più importante che si potrebbe dire di un giudizio sui primi 100 giorni di permanenza in carica del presidente Obama è che tale giudizio è senza significato. Non vi è nessuna prova che ciò che succede nei primi 100 giorni possa far predire il successo o il fallimento dell’Amministrazione di qualsiasi presidente: si tratta di un’invenzione dei media e tutti lo sanno.
La validità di un giudizio si fonda sulla raccolta di quanti dati possibile e il limite di 100 giorni è del tutto insufficiente per considerare a fondo i risultati delle iniziative più importanti prese da un nuovo presidente. Tuttavia, anche se si ammette tutto ciò, tutti continuano ad esprimere un giudizio su questo primo periodo di presidenza.
La valutazione più globale dei primi 100 giorni di Obama verrà data dalla Cnn, con una valutazione di tipo scolastico ai singoli progetti proposti finora dal presidente (le politiche economiche e finanziarie, la politica estera, i temi di politica interna e via dicendo). A ogni progetto sarà assegnato un voto da A (eccellente) a F (insufficiente), passando per B (buono), C (medio) e D (scarso).
Nel frattempo, i sondaggi indicano che il presidente continua a godere dell’appoggio di una chiara maggioranza del pubblico in tutte le aree, compresa l’incredibile massa di denaro dei contribuenti che ha già speso o che intende spendere. La gente sembra capire che 100 giorni sono un tempo troppo breve per giudicare la maggior parte di queste iniziative e così continua a concedere a Obama il beneficio del dubbio spostando in là nel tempo il momento del giudizio.
Le sue percentuali di gradimento non sono così alte quanto quelle di altri presidenti, ma rimangono più alte di quelle di molti altri. In questo, come in molte altre materie di cui si è occupato, Obama si è posizionato nel mezzo. Naturalmente, il mezzo è sempre un concetto relativo e, in ogni materia, il mezzo, il punto centrale, è ciò che è equidistante dall’estrema sinistra e dall’estrema destra. In un certo senso, sono gli estremi che definiscono il centro.
Su quasi tutti i temi che Obama si è trovato ad affrontare dal suo insediamento (e sono un numero notevole, dalla politica estera ai temi sociali, perfino la scelta di un nuovo cane!), si è manifestato un chiaro disaccordo di molti verso le sue decisioni, sia alla sua sinistra che alla sua destra. E forse proprio questa sua capacità di creare e rendere evidente un punto centrale per ogni tema costituisce il suo più grande risultato politico.
Gli oppositori, sia da sinistra che da destra, continuano a cercare di spostarlo da questa posizione, ma lui sembra irremovibile e fiducioso, e la maggior parte degli elettori sembra apprezzarlo. Gli americani sono pragmatici, non ideologici, e Obama fa appello a questa caratteristica, facendo passare per ideologiche le opposizioni alle sue decisioni.
Rimane poi il mistero intrinseco a quest’uomo. Chi è Barack Obama? Cosa lo motiva realmente? Una cosa va senz’altro detta: cento giorni di governo non sono stati sufficienti a rispondere a queste domande. La sua personalità rimane un mistero, ora come nel giorno in cui iniziò la sua campagna elettorale.
Il Partito Repubblicano, diviso come è, cerca continuamente di dimostrare che dietro l’immagine di moderato vi è di fatto un convinto uomo di sinistra, mentre l’ala sinistra del suo partito diventa sempre più agitata di fronte all’ipotesi di aver fatto un errore nel sostenerlo.
É precisamente questo che lo aiuta ad apparire come un’anticipazione di un futuro nuovo di zecca, la personificazione di una nuova America che nasce dalla rottura delle vecchie categorie ideologiche. Ma chi è il vero Barack Obama? Questo rimane da vedere. Forse tra 200 giorni … o 300?