Il the della libertà

Lo Stato è obbligato a far sì che i cittadini abbiano differenti tipi di scuole. La destra spagnola dovrebbe leggere il libro di Charles Glenn e conoscerlo da vicino. FERNANDO DE HARO

Il the a casa di Charles Glenn, a metà del pomeriggio, fa ritrovare le essenze del New England. Mentre la luce – che filtra attraverso le foglie di un grande faggio – entra nella sua cucina, la conversazione ha la tranquillità di altri tempi, necessaria per parlare della cose realmente importanti. Glenn ha dedicato la sua vita a studiare i sistemi di istruzione di buona parte del pianeta ed è conteso dalle università di tutto il mondo.

Ma la sua passione sono gli immigrati e la gente comune.

Quando può scappa da Boston verso la casa che ha vicino a un lago, nel New Hampshire, la terra della libertà, dove scrive e aiuta gli amici in difficoltà che hanno 60 anni meno di lui. Glenn è un pastore protestante che conosce molto bene la dottrina cattolica della sussidiarietà.

A tutti quelli che fanno politica educativa in Europa converrebbe leggere uno dei suoi ultimi libri, Contrasting Models of State And School (New York, 2011), nel quale studia quattro modelli – quelli di Germania, Austria, Olanda e Belgio – dal XIX secolo a oggi. Il confronto è molto utile, soprattutto nella Spagna attuale. Il progetto di riforma dell’istruzione messo in atto dal Governo di Rajoy corregge alcuni problemi importanti. Stabilisce sistemi oggettivi di valutazione e garantisce un contenuto minimo delle materie basilari in tutto il Paese.

Ma non pone rimedio allo statalismo di fondo instaurato dai socialisti a metà degli anni ‘80. Uno statalismo che lascia la scuola di iniziativa sociale (scuole parificate) nella stessa precarietà di cui ha sofferto finora.

L’amministrazione continuerà ad avere il potere discrezionale di cui gode nel concedere o meno gli aiuti di cui l’insegnamento di iniziativa sociale necessita. La destra spagnola, in parte per paura e in parte perché condivide su questo punto la mentalità della sinistra, non mette in discussione il dogma secondo cui il vero soggetto del “servizio pubblico” nell’istruzione è lo Stato. La scuola di iniziativa sociale, in fondo, può essere solamente tollerata. Non le si può riconoscere la piena cittadinanza.

La Spagna, a giudicare da quello che scrive Glenn, assomiglia molto alla Germania del XIX secolo e della prima metà del XX. Non al Belgio e all’Olanda, che, secondo il professore americano, offrono “uno dei sistemi con più scuole di iniziativa sociale (…).

Le leggi e la politica olandesi sostengono il sistema scolastico più plurale del mondo con decine di modelli di scuola che godono di pieno finanziamento pubblico”.

In Belgio, un patto educativo promosso dai partiti cristiani a metà degli anni ’50, ha stabilito che le scuola gestite dallo Stato non avrebbero avuto “corsie preferenziali” rispetto a quelle di iniziativa sociale. Diversamente, Germania e Austria fino a non molto tempo fa, e “ancora in parte”, concepivano le scuole come uno strumento destinato a creare lealtà politica verso lo Stato.

Glenn, inoltre, stabilisce una certa relazione tra questo fenomeno e il totalitarismo. Fortunatamente le cose sono cominciate a cambiare in Germania, a partire dal 1987, grazie a una sentenza della Corte Costituzionale.

La politica educativa varia a seconda dei Lander.

Ad Amburgo, fino ad allora, le scuole di iniziativa sociale ricevevano aiuti pubblici solamente per pagare il 25% delle spese, il restante 75% era a carico dei genitori.

Quando gli è stato chiesto di stanziare più fondi, il Governo disse che “la funzione delle scuole non statali era di arricchire il sistema pubblico con più offerte”. Non c’era nessun diritto a essere educati attraverso di esse. La stessa cosa che sarebbe stata detta in Spagna.

Una risposta che mostra la mentalità di quelli che considerano lo Stato “il primo educatore”. Ma la Corte Costituzionale ha reso necessario un cambiamento dei criteri, utilizzando un argomento molto provocatorio.

Le scuole di iniziativa sociale non dovevano essere considerate di serie B. “Solo quando le scuole di iniziativa sociale sono accessibili a tutti i cittadini, indipendentemente dalle loro possibilità finanziare, è garantita la libertà di insegnamento”, ha spiegato la Corte.

In altre parole, la tutela del diritto allo sviluppo della propria personalità, secondo la sentenza, non implica soltanto la tolleranza verso altri modelli, ma presuppone il diritto dei bambini a sviluppare la propria identità, nelle proprie comunità, in maniera gratuita. Lo Stato è obbligato a far sì che i cittadini abbiano differenti tipi di scuole.

Questa è la sentenza che la destra spagnola dovrebbe leggere. E se le avanza del tempo le conviene anche studiare il libro di Glenn. È un uomo molto disponibile: se i leader politici sono interessati, di sicuro li inviterà a prendere il the. Poi potranno cominciare il lavoro sociale.

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