Il Corpus Domini, la grande festa che in questa settimana la Chiesa propone ai battezzati, è un momento particolare per accorgersi di un avvenimento che, in una forma così semplice, fa nuove tutte le cose.
I miei primi ricordi di questa festa risalgono ai giorni di seminario quando accompagnavo il Beato Giovanni Paolo II mentre portava il Santissimo Sacramento dalla Basilica di san Giovanni in Laterano a quella di Santa Maria Maggiore. Era magnifico vedere il suo volto completamente illuminato con lo sguardo fisso verso Colui che portava. Mi ha fatto molto riflettere: che cosa porta? Che cosa guarda? Cos’è che sta cambiando il suo volto in quel modo?
Ho capito, nel tempo, che la scoperta di una nuova presenza personale tende a cambiare tutto. Anni fa, nella Fraternità san Carlo, quando arrivava un nuovo sacerdote dicevamo: «Nuova persona, nuova casa». L’arrivo di un nuovo prete in casa non solo comportava la necessità di aggiustare i nostri orari o le abitudini, ma la sua presenza implicava tutta una nuova vita comunionale. Ognuno di noi doveva ricominciare a scoprire che cosa fosse la vita comune, regola stabile tra di noi. Cambiava tutto. Era una novità. Non c’era da dare nulla per scontato. Ciò mi faceva vedere come opera la persona di Cristo fra noi, soprattutto nel sacramento.
Tutto deve cambiare davanti a una vera novità, davanti alla scoperta di una nuova presenza. Poco tempo fa il professor Roberto Andreoni, maestro e compositore, è venuto a casa nostra, a Roma, per offrirci una lezione sulla teoria della musica. In particolare si è soffermato su metro e ritmo. Ha fatto notare che, per natura, quando sentiamo un accento forte nel ritmo della musica, lo interpretiamo automaticamente come la prima battuta di una misura della partitura. Per esempio, quando ascoltiamo un valzer, ogni tre battute ce n’è una più forte. Per natura sentiamo quella battuta più forte come un down beat, cioè la battuta iniziale di una nuova misura. Diciamo, “Uno, due, tre.. Uno, due tre”.
Non diciamo “Uno, due, tre”. Il professore ci ha spiegato che è naturale contare la misura così perché se quella battuta viene enfatizzata è perché è importante, è un avvenimento! E ogni vero avvenimento è sempre una novità, un inizio. Si ricomincia dall’avvenimento.
E’ così per la nostra vita. La presenza dell’eucaristia fra noi è un avvenimento, una novità da cui tutto ricomincia. È come avere un nuovo membro, eccezionale, che entra nella nostra casa. Tutto cambia. E come entrare in un valzer col Signore. L’esistenza diventa un ballo con l’amore incarnato. Chiediamo quella fede che ci permette di adorare e chiedere la sua venuta fra noi. La festa del Corpus Domini ci viene regalata per questo motivo: aiutarci ad accorgerci di questa grande musica. Che fa nuove tutte le cose.