Il mio bigliettino d’auguri per il nuovo anno che inizia è una citazione da Cattolicismo di Henri de Lubac (Jaca Book 1978, pp. 97-99). La motivazione è lampante: per me è la cinquantottesima volta che il ciclo dell’anno ricomincia e non posso evitare di farmi qualche domanda sul movimento inesausto di questa ruota (ma forse non è una ruota) del tempo.
«Ritmo del yin e del yang, aspir e respir di Brahmâ, danza di Siva che crea e distrugge i mondi, alternativa senza fine della Discordia e dell’Amicizia; illudendo la sua fame d’eternità, il sapiente può darsi pure per qualche tempo l’illusione di dominare con il pensiero questa pulsazione del mondo, o di avvilupparlo nelle reti d’una contemplazione estetica. Ma sempre il gregge umano vi si agita invano nella stessa schiavitù.
In questo concerto universale, solo il cristianesimo afferma insieme, indissolubilmente, un destino trascendente per l’uomo e un destino comune per l’umanità. Tutta la storia del mondo è la preparazione di questo destino. Dalla prima creazione fino alla consumazione finale, attraverso le resistenze della materia e le resistenze più gravi della libertà creata, passando per una serie di tappe, la principale delle quali è segnata dalla Incarnazione, un medesimo disegno divino si compie.
Mentre nella concezione che abbiamo ora visto “lo svolgimento dei tempi non è che un divenire senza sostanza dove niente accade, perché tutto scorre via” (Jean Guitton), secondo il cristianesimo, al contrario, la durata è qualche cosa di molto reale. Non è uno sparpagliamento sterile, ma ha, per così dire, una densità ontologica e una fecondità. Il divenire non appare più come una serie circolare di generazioni e di corruzioni. Circuitus illi iam explosi sunt (sant’Agostino): grido di trionfo del cristianesimo a cui si è rivelato il Dio creatore e salvatore. Il ciclo infernale esplode. I fatti non sono più soltanto fenomeni, sono degli avvenimenti e degli atti. Si opera, incessantemente, qualche cosa di nuovo. C’è una genesi, una crescenza affettiva, una maturazione dell’universo. Una creazione, non soltanto mantenuta, ma continuata. Il mondo avendo uno scopo, ha dunque un senso, cioè, insieme, una direzione e un significato».
Buon 2016!