Quale libertà religiosa?

C’è un tema che viene più volte proposto all’attenzione dei visitatori del Meeting: è quello della libertà religiosa, e del legame tra Chiesa cattolica e libertà religiosa. ROBERTO FONTOLAN passa in rassegna i principali incontri di Rimini sul tema

Cè un tema che viene più volte proposto all’attenzione dei visitatori del Meeting: è quello della libertà religiosa, e del legame tra Chiesa cattolica e libertà religiosa. Un tema di bruciante attualità, un filo rosso che accompagna la vita dell’intera settimana riminese. Basta scorrere le 1600 pagine dell’International Religious Freedom Report 2009 (presentato come ogni anno dall’amministrazione americana) per rendersi conto degli innumerevoli attacchi che ancora oggi subisce questa libertà. Stando al rapporto sono almeno una trentina gli Stati in cui le violazioni religiose sono state notevoli. Tra questi troviamo Afghanistan e Iraq, Iran, India, Cina e Pakistan, Nigeria ed Eritrea, ma anche Paesi forse meno noti come Azerbaijan, Laos e Birmania.



Nel corso dello stesso anno, riporta un dossier dell’agenzia Fides, «sono stati uccisi 37 operatori pastorali: 30 sacerdoti, 2 religiose, 2 seminaristi e 3 volontari laici»; ed è inevitabile pensare al recente omicidio di monsignor Luigi Padovese, vicario apostolico dell’Anatolia. Non è un mistero che oggi è soprattutto la libertà dei cattolici e dei cristiani ad essere minacciata e conculcata. Ma nel Meeting non si fanno questioni di parte o di bandiera. La libertà religiosa è parte indissolubile del cuore umano, delle sue aspirazioni più profonde e caratteristiche. Riconoscere il diritto fondamentale del cuore: è su questo e per questo che i lontani diventano vicini e si può costruire la pace. Ed è per questo che dove c’è libertà per i cristiani – che affermano supremamente il diritto del cuore – si afferma un principio di libertà per tutti.



Tutto ciò è al centro del grande incontro internazionale, realizzato come di consueto in collaborazione con il Ministero degli Affari Esteri, nel quale il ministro Franco Frattini interloquirà con leader politici di diversi Paesi e l’europarlamentare e delegato speciale dell’Osce Mario Mauro, chiamati ad affrontare il legame tra Libertà religiosa e responsabilità politica. Quasi ad introdurre la tavola rotonda internazionale, padre Joaquin Alliende-Luco, presidente di Aiuto alla Chiesa che Soffre, racconta la Guerra ai cristiani, e cioè quella vera e propria ondata di persecuzioni e violenze che si è abbattuta in questi anni su tante comunità e su tanti singoli credenti in molti, troppi Paesi. Sarà ancora Mario Mauro (che sul tema ha scritto un libro intitolato allo stesso modo) a presentare il lavoro dell’organizzazione che da decenni si occupa meritoriamente ed eroicamente di sostenere la vita e la resistenza delle minoranze cristiane.



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L’ambasciatore (e teologo) americano presso la Santa Sede, Miguel H. Diaz: E pluribus unum. Identità e convivenza dialogherà con Andrea Simoncini, docente di Diritto Costituzionale all’università di Firenze e studioso della cultura giuridica e istituzionale degli Stati Uniti. Una nazione in cui la fede religiosa non ha alcuna difficoltà di cittadinanza pubblica e anzi contribuisce attivamente e apertamente alla vita comune. Grazie a ciò si può compiere il cammino “dai tanti all’uno”: la consapevolezza e il riconoscimento dell’identità è perciò stesso fattore di convivenza e integrazione. 

 

Alla base di tutto, ancora una volta, la libertà religiosa, come ricordava Barak Obama in uno dei passaggi più significativi del suo discorso al Cairo: «Gli uomini di tutti i Paesi devono essere liberi di scegliere e praticare la loro religione sulla sola base delle loro convinzioni personali, la loro predisposizione, il loro cuore, la loro anima. La tolleranza è fondamentale perché la religione possa crescere, ma purtroppo essa è minacciata in molteplici modi».

 

L’approfondimento delle affascinanti radici dell’America e del contributo del cristianesimo al bene comune, getta un ponte ideale con Chi crede si incontra, straordinaria occasione di dialogo “del cuore” (che fonda ogni possibile comunità umana) tra il cardinale Jean Louis Tauran, presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso e grande amico del Meeting, l’imam di Bordeaux Tereq Oubrou e Shodo Habukawa, monaco buddista e docente alla Koyasan University, che torna a Rimini dopo due anni, custode fedele e delicato dell’amicizia nata con don Giussani nell’incanto di un giardino giapponese parlando di poesia, di infinito, dell’irriducibile natura dell’uomo che sempre lo sospinge verso cose grandi. 

 

(Anticipazione tratta dal Catalogo del Meeting 2010)

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