Buone notizie per l’Europa. La Corte costituzionale tedesca, nella giornata di mercoledì, ha dato il via libera al Meccanismo europeo di stabilità (Esm), il cosiddetto fondo salva-stati europeo. Se tutti davano per scontata la sentenza in senso positivo, quello che fa la differenza sono i vincoli, molto meno restrittivi di quanto in molti avevano preventivato. Il contributo della Germania sarà limitato a 190 miliardi di euro e qualsiasi eventuale aumento dovrà essere sottoposto al parere positivo del Parlamento.
Queste condizioni vanno considerate indispensabile chiamata in causa della politica e garanzia della democraticità del processo decisionale europeo. L’ultimo ostacolo per l’entrata in vigore, finalmente, dello strumento che permetterà di avviare un percorso di piena solidarietà tra gli Stati membri dell’Unione europea è quindi superato. Seppur con approcci e modalità differenti, sembra emergere sempre più forte una presa di coscienza circa l’importanza dell’integrazione economica nell’Unione.
La seconda buona notizia è la netta sconfitta dell’ultradestra populista di Geert Wilders nelle elezioni politiche olandesi, che hanno visto l’affermazione dei due partiti filo-europei. I liberali (Vvd) del primo ministro uscente Mark Rutte sono in vantaggio di 2 seggi sul partito laburista guidato da Diederik Samson. Wilders, l’uomo che alcuni mesi fa aveva fatto cadere il governo, ha ottenuto soltanto 15 seggi, contro i 24 detenuti prima delle elezioni. Una delle più pericolose ondate antieuropeiste è stata bloccata sul nascere.
Un’ondata dalla quale mercoledì mattina, durante il suo discorso sullo stato dell’Unione, il presidente della Commissione europea Barroso ci aveva messo in guardia: “Il punto di partenza deve essere quello di risolvere davvero tutte le conseguenze delle sfide che stiamo affrontando e che stanno cambiando il mondo. Il punto di partenza è smettere di cercare risposte a domande sul futuro con gli strumenti del passato. Sin dall’inizio della crisi, abbiamo visto che i mercati globali interconnessi sono più rapidi e spesso più potenti dei frammentati sistemi politici nazionali. Questo contamina la fiducia dei cittadini ed alimenta populismo ed estremismo in Europa e nel mondo. La verità è che, in un mondo interconnesso, gli stati europei da soli non sono capaci di affrontare la portata degli eventi”.
Barroso ha mostrato in questa circostanza realismo e visione: realismo, perché riconoscere gli errori compiuti nella costruzione dell’euro non è da tutti e può aiutare in questo momento a recuperare fiducia. Ma anche visione, perché la strada di un percorso federale, seppur di Stati-nazione, non è la fine del federalismo, è l’inizio. “Una profonda e genuina unione economica e monetaria, una unione politica con una coerente politica estera e di difesa, significa che l’attuale Unione europea deve evolvere. Non ci spaventiamo della parola: abbiamo bisogno di andare verso una federazione di stati nazione. Questo è il nostro orizzonte politico. Oggi io chiedo un federazione di stati nazione. Non un superstato. Una federazione democratica di stati nazione che possa affrontare i nostri problemi comuni, attraverso la condivisione della sovranità nel modo in cui ogni paese e i suoi cittadini sono meglio equipaggiati per controllare il loro destino”. L’Europa riparte.