La bellezza di fare doni agli altri

Nell’ultima catechesi dell’anno di Papa Francesco è tornato su una parola che gli è molto cara, il dono, legata anche al periodo del Natale. GIUSEPPE FRANGI

Nell’ultima catechesi dell’anno di Papa Francesco è tornato su una parola che gli è molto cara: “il dono”. Siamo in clima natalizio e quindi si è rinnovata quella ritualità del dono, che il Papa non demonizza affatto, come tante volte moralisticamente sentiamo predicare, ma che semmai riporta a una radice. Il rito del dono infatti è uno “spin off”, volgarizzato sin che si vuole, di un primo dono, quello fatto da Dio padre: il dono di suo Figlio agli uomini. Quella che un po’ crudelmente un grande intellettuale, Theodor Adorno, aveva ribattezzato come «la penosa invenzione degli articoli da regalo», in realtà ha dunque una sua radice buona. L’importante è, ci dice il Papa, riscoprire questa radice, non tanto per ragioni di proselitismo, ma per un semplice guadagno di qualità umana.



Del resto quando Francesco dice che siamo di fronte a uno snaturamento del Natale in particolare nel mondo ricco, non lo fa per lamentare un’usurpazione della festa, ma per avvertire che così non è più una festa. Il Natale non è più una vera festa se prescinde da quel dono: poi si può credere che quel dono sia solo un’idea, un mito, e non un fatto reale. Ma non si può comunque negare che il Natale sia un giorno più bello di ogni altro in calendario, perché, anche si trattasse solo di un’idea, quella nascita resta un’idea bellissima. Un’idea che ogni uomo sano, cioè che vuol bene a se stesso, non può quanto meno augurarsi che possa essere vera.



Il Natale infatti è la quintessenza del dono. Lo è nella sua dinamica e nella sua sostanza. Nella sua sostanza perché non si può pensare regalo più grande e anche più ricco di un Dio, che attraverso suo Figlio, si renda famigliare agli uomini, facendosi compagnia nella sua carne; di un Dio che regali agli uomini la vittoria sulla morte. Ma il Natale è dono puro anche nella sua dinamica (ed è l’aspetto che riguarda tutti, che si creda o non si creda a quella “sostanza”): infatti è un dono inimmaginato; un dono che non era stato messo in conto neanche come possibilità. È il dono per antonomasia, perché travalica tutte le aspettative. Che straborda la misura del nostro cuore.



Proprio per questa sua caratteristica ha innescato una catena di doni che hanno cambiato il volto concreto della storia: un dono, che ad esempio ha insegnato agli uomini «a vivere in questo mondo con sobrietà, con giustizia e con pietà», ha detto il Papa citando un bellissimo passaggio della lettera di Paolo a Timoteo. Un dono che ha dimostrato agli uomini la bellezza del farsi dono agli altri. E, in fondo alla catena, ha suggerito anche la bellezza di fare doni agli altri.

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