Paolo e Veronica, in viaggio di nozze vanno in udienza dal Papa vestiti come il giorno del matrimonio. Il Papa li saluta con affetto e con un sorriso chiede: avete già litigato? No, beh, guardate, non importa se litigherete; l’importante è non andare a dormire senza perdonarsi anche solo con un buffetto sulla guancia. Ritornati a casa Veronica cerca di mettere ordine in quell’ammasso di scatole e scatoloni; si aspetta la sera i complimenti del marito, e invece no… Il broncio, la stizza… alla sera si va a letto e vengono in mente le parole del Papa. Non pensava di averne bisogno così presto. “In quell’istante ho percepito l’abbraccio della Chiesa al nostro matrimonio, quello che il Papa ci aveva detto quel 6 maggio sulla bellezza del matrimonio”.
Nella veglia di Pasqua durante il preconio pasquale si canta: “Nessun vantaggio per noi essere nati, se lui non ci avesse redenti”. E potremmo aggiungere: nessun vantaggio sposarsi se davanti ad ogni litigio non ci si perdona. Per questo vi dico: non perdiamoci queste catechesi del Papa sulla famiglia. Quando saranno raccolte in un volume diventerà il più bel sussidio di catechesi alle famiglie, minacciate dallo “tsunami” dell’ideologia gender.
Oggi in tutte le chiese d’Italia si prega per i cristiani perseguitati. “Se hanno perseguitato me perseguiteranno anche voi” (Gv. 15,20). Papa Francesco al termine della Via Crucis del Venerdì Santo al Colosseo ha detto: “Preghiamo per i nostri fratelli perseguitati e crocifissi sotto i nostri occhi e spesso con il silenzio complice. Uccisi, martirizzati per la loro fede non si vergognano della croce di Cristo”. Francesca Paci, inviata de La Stampa, racconta in un libro le dimensioni globali dell’attacco ai cristiani nel mondo. Abbiamo centinaia di testimonianze di uomini, donne bambini che non temono di morire per Cristo, ma piuttosto temono di essere dimenticati e lasciati soli. Nell’incessante pellegrinaggio davanti alla Sindone di Torino si incontra gente che ti dice: non volevo più andarmene, perché l’unica cosa che mi interessa è stare con Gesù. Lui, pieno di ferite, è morto per salvare tutti noi. Il terremoto che si abbatte sul cenacolo il giorno della Pentecoste, le lingue di fuoco che si posano sul loro capo ricordano a tutti, che siano sposi novelli o agnelli sgozzati dai tagliagole di Al Baghdadi o dagli spaventosi killer di Boko Haram, che il cristianesimo è ora, che Cristo è vivo ora, che dove scorre più sangue lì sta fiorendo una nuova Chiesa.
I 4.344 cristiani uccisi nel 2014 troveranno posto nel martirologio? Ci può rispondere Padre Bernardo Cervellera, missionario del Pime, direttore di Asia News e conduttore di una delle più interessanti rubriche su radio Maria, che è appena ritornato da Erbil (Kurdistan) per restare 10 giorni con i fratelli cristiani dove ha incontrato una fede snella decisa e decisiva. Per l’autunno sta organizzando un campo di lavoro in cui portare giovani dall’Italia. Su Asia News ha ricordato Gesù e i cristiani perseguitati in Asia e nel mondo con le parole del profeta Isaia: “Pecora muta davanti ai suoi tosatori”. La mutezza, il non aprir bocca mentre si passa attraverso la cattiveria degli uomini: “nel silenzio della morte accettata per amore o inflitta dal potere, Dio opera. Una speranza indistruttibile sorge al mattino di Pasqua. E una piccola apertura del cuore basta per invadere in un attimo tutta la vita”.
Possa il vento dello Spirito inondare impetuosamente i nostri cuori davanti a questa carneficina, incendiare la nostra povera fede ed essere pronti anche noi a vivere intensamente la realtà. Possa il vento dello Spirito testimoniato con il sangue fare sì che nella Chiesa parliamo tutti la stessa lingua, quella della fede.