Questa settimana sono tutti a New York. Quelli che sono importanti, e quelli che pensano di esserlo, sono tutti qui, perché chi non è importante qui non c’è mai. Una volta si diceva del Plaza Hotel sulla Quinta Strada (quando era di proprietà di americani e non, come ora, di sauditi) che “ nulla che non sia importante può mai accadere al Plaza”. Lo stesso vale per Manhattan: niente di irrilevante può accadere qui, se qualcosa non è importante, allora non succede qui.
L’occasione è l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, la prima dell’era Obama, e chiunque conti, o voglia contare, è qui. È come un grande spettacolo di Broadway, più spettacolare de “Il re leone” o “Il fantasma dell’Opera”, rappresentati qui durante tutti gli anni importanti della storia della modernità.
Questa Assemblea Generale è più spettacolare. Da Midtown a Wall Street, personaggi importanti, o sedicenti tali, sfrecciano a bordo di limousine da un posto all’altro, precedute dalla polizia e seguite da SUV neri pieni, si arguisce, di gente armata a loro protezione, mentre si muovono per la città diretti ai loro incontri segreti.
Tutto questo con un dispositivo di sicurezza mai visto dai giorni dell’11 settembre 2001. Siamo sotto una minaccia terroristica di dimensioni sconosciute, una minaccia ai treni dei pendolari, alla metropolitana, alle navi. Sono state arrestate tre persone, ma non sono state accusate di terrorismo, solo di aver “disturbato la quiete”, qualcosa che succede in continuazione qui attorno. Forse l’eventuale complotto terroristico è “ancora sotto indagine.” Si vedrà. Comunque, tutto ciò rende più spettacolare la presenza della gente che conta, o che pensa di contare.
Il “popolo americano” sta probabilmente guardando tutto questo sulle TV via cavo, che però sembrano riprodurre tutte uno stesso spettacolo, con le stesse scene e gli stessi argomenti. Tutto sembra preparato da degli esperti di internet ingaggiati per cercare e colpire i nemici politici. Una volta si pensava che internet avrebbe favorito i notiziari sulle TV cavo, ampliandone la portata e il ruolo; in verità si sta verificando il contrario: le stazioni televisive via cavo sono diventate una estensione delle battaglie tra avversari politici che avvengono su internet.
Poiché il “popolo americano” guarda a tutto questo da luoghi che non contano, dallo spettacolo emergono solo tre super star. La prima è il presidente Barack Hussein Obama, il che non sorprende, essendo questa la sua “era”. Segue poi Mahmoud Ahmadinejad dell’Iran (pronunciare correttamente il suo nome, può valere l’invito come esperti a una di queste televisioni per uno show di qualche minuto). Il terzo è il venezuelano Hugo Chavez, che sa come lo accoglierà Obama e sa anche quali libri dargli da leggere (all’ultima Assemblea Generale, Chavez fu il primo a fare il segno della croce davanti ai rappresentanti delle nazioni del mondo. Nessuno lo aveva fatto prima di lui, ma forse era per proteggersi dai demoni scoperti nello stare con George W. Bush).
Alla fine della settimana, lo spettacolo si sposta a Pittsburgh, Pennsylvania, per la riunione del G20. Ma questa non si svolge a New York, perciò non può contare per davvero e il “popolo americano” tornerà a guardare gli spettacoli televisivi in cui le varie celebrità rivelano i più intimi segreti. E io tornerò a far pratica su come si pronuncia correttamente Mahmoud Ahmadinejad.