Il papa e la fake news del serpente

Ieri, nel suo Messaggio per la giornata mondiale delle Comunicazioni sociali, papa Francesco ha affrontato, in modo assolutamente originale, il tema delle fake news. GIUSEPPE FRANGI

C’è un’idea affascinante che papa Francesco in questi anni ha più volte ribadito: la verità non è principio, non è un assoluto per quanto affascinante ma è una relazione. Più che un’idea, è un dato di fatto. La prima volta che gli abbiamo sentito sviluppare questo pensiero è stato in occasione della famosa intervista a Eugenio Scalfari, pochi mesi dopo l’elezione. Ad una domanda del direttore di Repubblica sulla sua difficoltà a credere a qualcosa come principio assoluto, Francesco aveva risposto così: “Io non parlerei, nemmeno per chi crede, di verità assoluta, nel senso che assoluto è ciò che è slegato, ciò che è privo di ogni relazione. Ora, la verità, secondo la fede cristiana, è l’amore di Dio per noi in Gesù Cristo. Dunque, la verità è una relazione!”. Non è un caso che l’avesse detto ad un famoso giornalista. Oggi capiamo con più chiarezza come quel pensiero abbia strettamente a che fare con il mestiere di chi lavora sulle notizie.



Lo abbiamo potuto capire con chiarezza leggendo il Messaggio (bellissimo) per la giornata mondiale delle Comunicazioni sociali, diffuso, come tradizione, in coincidenza con la festa di San Francesco di Sales. 

Il Papa quest’anno ha voluto affrontare il tema scottante delle fake news. Un tema che sente in modo molto particolare, perché collegato anche allo “scandalo” delle calunnie e dei pettegolezzi che avvelenano tanti ambienti di curia. “La lingua, le chiacchiere, il pettegolezzo sono armi che ogni giorno insidiano la comunità umana, seminando invidia, gelosia e bramosia del potere. Con esse si può arrivare a uccidere una persona”, aveva denunciato appena eletto in una delle prime meditazioni mattutine durante a Santa Marta. 



Ora le fake news sono diventate una sorta di cancro globale grazie al volano dei social network e alla loro natura intrinsecamente ingannatrice. Scrive Francesco: “L’efficacia delle fake news è dovuta in primo luogo alla loro natura mimetica, cioè alla capacità di apparire plausibili”. Inoltre sono capziose, nel senso che sono costruite per catturare l’attenzione, “facendo leva su stereotipi e pregiudizi diffusi all’interno di un tessuto sociale”. Una fake news insomma, prima che essere una menzogna nel suo contenuto, è menzognera nella sua struttura: è costitutivamente faziosa, fa leva sull’emotività delle persone, si nutre di pregiudizi diffusi. In sostanza è l’esatto opposto di quello che è per sua natura una notizia: qualcosa che nasce da un dato di realtà e che richiede la scrupolosità di pazienti verifiche. 



Il problema è che queste “anti-notizie” sono come pozioni di veleno versate sulle relazioni sociali e personali, sulla vita collettiva, dagli ambiti più piccoli e ristretti a quelli più vasti e globali. Per questo il riferimento proposto dal Papa con il serpente tentatore che nel racconto della Genesi convince Adamo ed Eva a contravvenire alle indicazioni di Dio, è tutt’altro che peregrino. Non solo il serpente è un propagatore di fake news (“Non morirete affatto”, assicura ai due progenitori). Ma è anche la dimostrazione di quali effetti nefasti possa essere causa l’autore di una fake news. 

Purtroppo però quando si passa ad affrontare la questione degli antidoti alle fake news, generalmente, i discorsi si impantanano su vani richiami alla deontologia o su improbabili proposte di filtri e di controlli. Davanti alla pervasività velenosa del fenomeno si misura tutta l’impotenza del moralismo. Il papa invece parte dal basso. Ricorda che se il contrario di falsità è “verità”, la verità non è un assoluto ma è qualcosa che ha che fare con la vita intera, nella sua concretezza. È una relazione. “Nella Bibbia”, sottolinea infatti con grande efficacia Francesco, “verità porta con sé i significati di sostegno, solidità, fiducia, come dà a intendere la radice ‘aman, dalla quale proviene anche l’Amen liturgico. La verità è ciò su cui ci si può appoggiare per non cadere… La verità non la si guadagna quando è imposta come qualcosa di estrinseco e impersonale; sgorga invece da relazioni libere tra le persone, nell’ascolto reciproco”. È per questo che il miglior antidoto alle fake news non sono le strategie, ma le persone. 

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