In questi giorni, gli studenti agli ultimi anni di scuola superiore sono impegnati in iniziative di orientamento in vista della scelta sul percorso da intraprendere dopo la maturità. Con quali criteri i ragazzi affrontano questo momento? Quali paure, o quali certezze covano nel loro animo? Come li si può aiutare?
Un interessante dialogo avvenuto questa settimana con alcuni di loro in una scuola paritaria ha mostrato una radicale trasformazione in atto: l’adolescenza non sembra più quella fase della vita in cui si prendono le distanze dall’ambito di provenienza per cercare proprie strade. Oggi la lotta e la diffidenza dei giovani è innanzitutto nei confronti di se stessi. Per aiutarli, insomma, occorre avere fiducia nel loro cuore e nei segni che la realtà manda loro. Così, saranno i ragazzi a crederci per primi.
Per dare un’idea riporto una sintesi del botta e risposta.
Domanda: Non ho delle passioni precise, mi piacciono infermieristica e design della moda ma non al punto da dire “faccio quello”. In una situazione in cui ho tante scelte tutte “dubbie” come faccio a capire quale strada intraprendere?
Risposta: Non è strano che si possa essere incerti. Non tutti, a quattro anni, giocando al piccolo chimico o all’infermiere capiscono cosa devono fare da grandi! I più lo scoprono pian piano, raccogliendo segnali lungo tutto il percorso scolastico. La cosa importante è cercare di chiarirsi il criterio con cui decidere. Non si capisce in modo idealista, applicando idee a priori, ma cercando sempre di far incontrare ciò che abbiamo nel cuore, le caratteristiche di cui ci ha dotato la nostra particolare natura con quello che capita nella realtà.
Domanda: Ma come faccio a capire che è il cuore veramente a guidarmi? Ho collaborato a una mostra su Dante per l’open day della scuola, e in quei giorni era come se facessi fatica a vivere senza quella attività. Avevo deciso di iscrivermi a lettere moderne, ma ora che quell’amore per Dante sta venendo meno, ho molti dubbi. Ho paura che sia solo una “gasatura” del momento per l’open day.
Risposta: Datti più tempo. E usalo per capire che cosa e perché ti era piaciuto lavorare a quella mostra. Il tempo è un enorme aiuto per distinguere i fuochi di paglia dalle passioni che hanno una prospettiva. La scelta non è un click e richiede tempo. Ma non avviene nemmeno per “illuminazione”, cioè non avviene stando con le mani in mano, ma raccogliendo segnali. Quindi, ad esempio, interrogando persone che già lavorano e fanno quei mestieri verso cui la nostra ipotesi è aperta. Ad un certo punto i dilemmi iniziano a sciogliersi perché arriveremo almeno a capire che, ad esempio, l’opzione A è meglio dell’opzione B.
Domanda: Io continuo ad avere perplessità su questo criterio del cuore. Vorrei andare a fare una materia scientifica, ma non ho particolari doti in questo ambito. Se anche seguissi il mio desiderio, ho paura che poi non reggerei la fatica e lo sforzo per riuscire a fare quello che voglio.
Risposta: Questo è un segno ma può non essere il segno definitivo. Non è detto che quello che si fa male al liceo si faccia male all’università. Bisogna capire se questa fatica è strutturale in te o se è legata alle condizioni in cui sei ora. Potrebbe essere che la voglia che hai ti trasformi. Potresti essere il brutto anatroccolo che diventerà cigno. E poi c’è un’altro fattore importante da tenere in considerazione. E’ stato stimato che oltre la metà dei lavori che verranno svolti tra vent’anni devono ancora essere inventati e circa il 50% di quelli che conosciamo verrà automatizzato. Questo significa che la scelta del corso di studi rispetto al lavoro che si andrà a fare ha un impatto minore di quanto non lo fosse un tempo e che è più importante maturare quelle capacità trasversali che consentono di acquisire più facilmente nuove conoscenze.
Domanda: Io un sogno nel cuore ce l’ho. Fare l’amministratore delegato di una società di calcio. Ma non c’è una strada precisa per questo lavoro. Per cui non so cosa andare a fare, anche perché non ho altre grandi passioni. Come faccio a seguire il cuore in questo caso?
Risposta. Quella dell’amministratore delegato è già un’indicazione che ci porta nell’ambito economico-imprenditoriale. Però la cosa importante da tener presente è che la realtà non è lì per fregarci, e che, come prima cosa, deve permetterci di portare a casa la pagnotta. Nello stesso tempo però è fondamentale non cancellare mai il desiderio che ci muove e che più facilmente sarà realizzato in forme diverse da come avevamo immaginato, ma comunque offrendoci sempre la possibilità di cambiare, di crescere, di costruire, per noi e per gli altri. In una parola di avere soddisfazione. Occorre però essere tenaci. Pensate a Enzo Ferrari: non era ingegnere, non era ricco, era un meccanico pilota ed è riuscito, facendo tanta gavetta, a creare la Ferrari. Il lavoro non va più pensato come “posto”, ma come un percorso alla fine del quale si può realizzare il proprio desiderio.
Domanda: Ho una grande passione per la letteratura. Studiare bene italiano mi aiuta a studiare bene le altre materie e viceversa. Perciò voglio iscrivermi a lettere moderne. Ma se poi vado a fare lettere e rimango delusa?
Risposta: Il desiderio cala sempre nella vita. Cala e cambia perché fortunatamente la vita è un percorso di continua crescita attraverso cambiamenti. Ma se tu desideri essere felice quando crollerà non ti rassegnerai alla noia o all’ insoddisfazione. E invece di continuare a cambiare potrai tornare alla scelta fatta con più forza e realismo.
Domanda: I miei genitori non vogliono che io mi iscriva a una facoltà umanistica perché – dicono – non permette di trovare lavoro. Ma io voglio proprio farla. Cosa devo fare? Più in generale: bisogna ascoltare più il proprio cuore o le opinioni degli altri, soprattutto se sono esperti del settore?
Risposta. Bisogna ascoltare tutti, è un segno di intelligenza e attenzione alla realtà. Ma se poi si finisce per compiere una scelta suggerita da qualcuno senza paragonarla con quello che abbiamo dentro di noi, ci si aliena.
Se qualcuno vi scegliesse il marito o la moglie accettereste? Chiunque può darvi suggerimenti, ma poi questo consiglio va paragonato con la propria esperienza, i propri desideri, le proprie intuizioni. Oggi del resto è quello che è richiesto in un mondo del lavoro e in una società che cambiano continuamente: che uno abbia una personalità autonoma, capace di usare in modo flessibile i propri criteri rispetto ai cambiamenti che la realtà impone. Non servono persone che dicano: ho fatto questo perché me l’hanno detto i miei genitori, i miei amici, gli esperti, le mode…
Domanda: Ho paura di fare la scelta sbagliata. Fino a quanto posso sbagliare? Arriverà un punto in cui non potrò più sbagliare?
Risposta: San Camillo de Lellis prima di diventare santo le ha sbagliate tutte (biscazziere, soldato di ventura, malato con la cancrena) poi si è trovato nell’ospedale degli incurabili e lì ha pensato che poteva occuparsi dei malati. Ha inventato gli ospedali moderni. Gli errori sono fondamentali perché ti aiutano a capire chi sei e cosa desideri veramente. Non dobbiamo avere paura di sbagliare perché sbagliare è il modo migliore per imparare: dopo un errore sei più sapiente. L’unico errore irrimediabile è mettere il talento sotto terra.