In modo del tutto strano, la concezione dell’esistenza umana che si dice razional-scientifica vorrebbe che io considerassi la mia vita come un fuggevole e casuale impegno con la vita. Io sarei, cioè, un organismo senza scopo buttato tra le onde del tempo. Eppure, io sono anche il padrone del mio destino, sono la cosa più vicina a Dio che esista.
Questa filosofia mi rende confuso, perché mi getta continuamente tra disperazione e senso di onnipotenza, tra mancanza di fiducia e egocentrismo, tra il non credere assolutamente in niente e il credere totalmente nelle mie capacità e nel mio potenziale, o almeno nella forza e nel potenziale che può esercitare a mio favore l’umanità nel suo complesso.
Dall’altra parte, il cristianesimo mi dice qualcosa di coerente, unitario e costante, mi indirizza su una strada che rende sensata ogni cosa e mi invita a diventare completamente vivo e libero nel dramma che è la mia vita. Sì, io non sono nulla, ma aprendo totalmente la relazione tra me e il Mistero io entro in rapporto con la Realtà Assoluta.
Rispondere a questo invito significa diventare un protagonista, far agire la mia volontà in un modo che la fa aderire al Piano che si mostra continuamente visibile nella mia vita, rispondere alla chiamata e al segno che la realtà mi pone davanti. Rifiutarlo significa diventare nessuno, buttato veramente alla deriva nel mare del tempo.
Questo è quanto mi suggerisce il tema del Meeting di quest’anno. Mi sembra anche un tema particolarmente adatto all’atmosfera e all’ambiente del Meeting, forse meglio di quasi tutti quelli cui potrei pensare, perché il Meeting ha una caratteristica, che ho ancora difficoltà a esprimere bene: una manifestazione organizzata da umani che sembra portarci oltre il semplicemente umano.
Diversamente da altri incontri con un sottofondo religioso, il Meeting sembra accettare, anzi abbracciare, la realtà moderna così come ci è data. Non siamo invitati a stare lì a recriminare sulla deriva del mondo moderno, ma piuttosto a vedere come potremmo rapportarci meglio a questa realtà usando le linee che Cristo ci ha dato. Per me il Meeting è una celebrazione di Dio ora, della fede non come un ritirarsi dalla realtà, come spesso presentata sia dai credenti che da molti dei loro avversari, ma come un impegno totale con ogni cosa.
Questa notevole combinazione di commercio, cultura, arte, politica e scienza, con il costante richiamo del Significato ultimo, rende reale l’idea che la fede in Cristo è la sola cosa che dà significato a tutto. Dio non è un’idea, ma una realtà che interviene nello spazio e nel tempo terreno, invisibile ma percepibile, momento per momento. Cristo è un fatto della mia vita e della realtà in cui vivo. Egli mi parla attraverso le persone e gli avvenimenti, rivelando al contempo il significato di ciò che succede.
Il Meeting mi ricorda che tutto appartiene a Dio e io, riconoscendo questo, entro nel dramma con fiducia e umiltà.