Il provvedimento sui test antidroga ai lavoratori che svolgono particolari mansioni riapre la domanda su come, nei fatti, si stia affrontando il problema. Bastano nuove norme? Bastano scorciatoie che cronicizzano gli assistiti o basta teorizzare che, in fin dei conti, almeno la droga leggera non è proprio questa tragedia? Come al solito l’esperienza insegna più che mille teorie.
Chi abbia l’opportunità di andare a San Patrignano, non può che restare sorpreso da una duplice impressione. Da una parte, colpisce la bellezza discreta di persone e cose in un ordine pressoché perfetto. Il giardino è curato con grande attenzione, gli edifici sono rifiniti in ogni particolare, gli abitanti introducono gli ospiti con cortesia e professionalità. Il filmato che sintetizza l’attività della comunità mostra una realtà che sa raggiungere risultati di eccellenza, sia nei prodotti artigianali che in quelli agro-alimentari, così come nelle manifestazioni culturali, sociali e sportive.
Tuttavia, c’è qualcosa che colpisce ancora di più: l’ordine e bellezza nascono da un bene oggi raro, la libertà. Lo si capisce quando un attimo prima della cena i 1800 ragazzi si alzano in piedi per qualche secondo di silenzio in cui a ognuno è data la possibilità di guardare a se stesso: c’è chi prega, c’è chi ripensa ai casi suoi, c’è chi ricorda i suoi cari. Si respira un clima libero anche quando, durante la cena il dialogo che si intesse nei tavoli non è mai sguaiato e svela una fitta trama di rapporti sereni e cordiali.
Tutto questo non può essere frutto di un ordine che venga imposto dall’alto. Il fatto è che qui si sta continuando a dare attuazione al desiderio di Vincenzo Muccioli: ridare un’opportunità ai rifiutati della società, quelli che nessuno più vuole, perché riscoprano nel profondo del cuore, al di là del male fatto e subìto, la loro dignità infinita.
E’ singolare che questo capiti in una realtà su cui se ne sono dette di tutti i colori. I metodi di Vincenzo Muccioli sono stati messi sotto accusa da una cultura ipocrita che cominciava allora a distinguere tra droga e droga sposando una linea permissivista. Poi è stato accusato il suo presunto personalismo, smentito dal fatto che oggi i suoi figli, Andrea e Giacomo, insieme a molti altri, proseguono la sua opera. E ancora, si è detto che San Patrignano era una prigione dorata dove una persona entrava per non uscirne più. Invece il 72% delle persone che hanno completato il percorso educativo a San Patrignano non utilizza più, a distanza di almeno 2 anni, alcun tipo di droga, come afferma, per la prima volta in Italia, una ricerca indipendente svolta dalle Università di Urbino e Pavia e pubblicata nel novembre 2005.
Il fatto è che spesso “chi ama la res publica avrà la mano mozzata”, come disse Milosz: domina nella società una mentalità nichilista che preferisce il deserto dell’inazione e del nulla a tentativi di costruire nuove forme di vita per l’uomo. Ma obbedire al cuore, alla propria esigenza di vero, vince sempre: come gusto della vita per sé che, qualche volta, si afferma anche come scampoli di novità sociale. Senza questi esempi, norme pur giuste servono a ben poco.
© Il Giornale