La Chiesa è sconvolta dallo scandalo dei preti pedofili e le denunce delle vittime si moltiplicano. «È una pagina molto triste – dice Giulio Sapelli – e mi amareggia vedere il papa in prima pagina per queste cose. Viene però da chiedersi se dai media di oggi potremmo aspettarci qualcosa di molto diverso. Gli scandali sono gravi ma non c’è peggior cosa per un cattolico che chiedere continuamente scusa al mondo».
Molti fedeli, soprattutto in Germania, accusano la Chiesa di tacere. In realtà lo stesso Benedetto XVI ha condannato più volte gli abusi con una severità crescente, ma è diffusa la sensazione che non basti mai. Perché?
La prima ragione è che questo scandalo è enorme. Far del male ai bambini è e rimarrà sempre una cosa tremenda, che grida vendetta al cospetto di Dio, come ha ripetuto il papa dicendo quello che la Chiesa ha sempre detto. Lascio ai cattolici «adulti» di fare analisi su come rinnovare la Chiesa, fiducioso che per nostra fortuna non verranno mai accolte. Noi cattolici «minorenni» – perché il vero cattolico o è minorenne o non è cattolico – non dobbiamo però perdere in cuor nostro il senso delle proporzioni.
Anche su tristi fatti come questi?
La pedofilia è una piaga mondiale ma sono convinto che la Chiesa sia solo sfiorata da questo fenomeno: ho letto di uno 0,5 per cento di casi di pedofilia che la riguardano direttamente. La Chiesa stessa non deve perdere la testa e pensare – come già stanno facendo alcuni – che la pedofilia sia nella Chiesa un peccato di massa. Sarebbe la prima vittoria dei suoi nemici.
Sotto accusa è finito il celibato dei preti.
Il celibato è l’elemento essenziale della vocazione religiosa e della dedicazione della corporeità alla fede. Fa scandalo perché eccede completamente le misure della società pornografica di oggi, che ritenendolo inconcepibile fa di tutto per abbatterlo. Ecco perché il tradimento e la caduta determinano l’apoteosi nichilista degli accusatori.
La Chiesa dunque non dovrebbe fare un passo indietro sul celibato?
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Guai se lo facesse. Capisco l’ansia di Melloni, di Ruggieri e di molti altri, ma devono capire che per vedere realizzati i loro sogni hanno solo da fondare un’altra chiesa o diventare protestanti. Lo scandalo ha fatto uscire tutti allo scoperto: i preti hanno scandalizzato il popolo di Dio, ma il celibato sta scandalizzando i nichilisti, ai quali sembra impossibile che ci si possa dedicare a Dio con una radicalità così assoluta. Ecco perché la Chiesa deve continuare a difendere il celibato.
John Waters dell’Irish Times ha scritto che la vera crisi del cattolicesimo irlandese è più profonda degli scandali e deriva dal non aver compreso la complessità del desiderio umano.
Sono d’accordo. L’Irlanda, per chi conosce quelle terre, è la regione nel mondo forse più lontana dalla cultura contemporanea. La sua Chiesa cattolica è più ancorata al pre-moderno che al moderno e gli scandali che l’hanno travolta attestano che vive con una sorta di cupio dissolvi questo passaggio, non ancora realizzato. A questo vanno aggiunti i danni provocati da un certo delirio di onnipotenza. Quella Chiesa ha confuso potere temporale con potere spirituale, governo delle anime con dominio dei corpi. I cristiani devono avere fiducia nella provvidenza e capire che la modernità è una via di salvezza per la Chiesa e non una condanna.
Il presidente della Gioventù cattolica tedesca, Dirk Tenzler, ha detto che lo scandalo sta gettando la chiesa guidata da papa Ratzinger «nella sua più grave crisi di identità dal ’45».
Assolutamente no. Non c’è peggior cosa per un cattolico che chiedere continuamente scusa al mondo. Però non confondiamo: chiedere perdono per i propri peccati non basterà mai, ma chiedere perdono per la propria esistenza è un grave errore. Mi pare che spesso le due cose si confondano e temo che questa serie di attacchi concentrici le confonderà ancor di più.
Secondo lei in Germania esiste un malcontento diffuso dei fedeli, come traspare dai maggiori quotidiani italiani?
Io leggo la Frankfuerter Allgemeine Zeitung e la Süddeutsche Zeitung ma non mi pare che la stampa tedesca riporti di una rivolta generalizzata dei fedeli contro la gerarchia. Occorre però tener presente che non siamo in Italia, ma nel paese di una dialettica continua tra protestantesimo e cattolicesimo.
Come mai secondo lei la stampa italiana ha enfatizzato la polemica?
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Perché al di là della doverosa denuncia dei fatti, il tiro al bersaglio contro la Chiesa cattolica eccita lo scandalismo e fa aumentare le vendite. In casa nostra poi prevale il fastidio per un papa di così alta levatura intellettuale come Benedetto XVI, che sfida ogni giorno il pensiero laico. La grandezza di Ratzinger è di essere un grande intellettuale e un grande politico.
Ha detto un grande politico?
Sì, ma in senso diametralmente opposto a quello a cui la nostra misera politica ci ha abituato. Benedetto XVI riempie di ragioni la posizione che i cattolici assumono sui diversi fatti del mondo. Un tempo era questa la politica: un giudizio sulla realtà articolato in modo critico e sulla base di un orientamento culturale di lungo periodo. Questo spaventa il pensiero laico, che lo attacca a testa bassa sullo scandalismo.
Che tipo di prova è richiesta alla Chiesa di oggi?
Questo scandalo le insegna innanzitutto l’importanza della preghiera. Poi che bisogna essere molto cauti prima di unirsi ai giudizi della contemporaneità non cattolica, molto cauti. Il rispetto vive non solo di gratuità ma anche di reciprocità, e non mi pare che questa reciprocità sia esercitata nei confronti della Chiesa.
A questo affronto la Chiesa come deve rispondere?
Con la fermezza e con la preghiera. Anche naturalmente per coloro che scagliano queste accuse.
(Federico Ferraù)