La finanziaria 2007 ha stanziato per la cooperazione allo sviluppo più risorse rispetto al passato. Il ministro dell’Economia, Tommaso Padoa-Schioppa, si è detto consapevole che questo non può che essere solo l’inizio e che occorre fare di più.
In effetti, questo è un segnale che va nella direzione degli impegni presi dall’Italia nel 2002 alla conferenza di Monterrey dei Paesi OCSE, dove era stato deciso che fosse destinato allo sviluppo lo 0,7% del PIL entro il 2015, obiettivo purtroppo ancora molto lontano. Non basta però stanziare fondi, occorre vedere come vengono spesi. Da questo punto di vista c’è un dato inconfutabile: le Ong, rispetto ai governi o ai grandi organismi internazionali, continuano a mostrarsi come il soggetto più adeguato delle attività di cooperazione internazionale.
Un intervento decisamente innovativo da parte dell’Ong italiana AVSI, finanziata dalla Banca Mondiale e dal Governo italiano, è un esempio, tra molti altri, che lo dimostra. Si tratta di un progetto di ricostruzione delle favelas nell’area di Ribeira Azul nella città di Salvador de Bahia. L’area è stata oggetto, dal 2001 al 2006, di un intervento integrato di risanamento urbano e socio-economico, compresa l’eliminazione di insediamenti di palafitte, che ha interessato 150.000 abitanti. I punti di forza che hanno decretato il successo del progetto si sono rivelati: l’educazione e la formazione degli attori del progetto, la valorizzazione dei favelados e delle loro associazioni, la flessibilità dell’intervento, l’accompagnamento dell’opera dopo la fine formale del progetto. Cosa ostacola il diffondersi di iniziative del genere? Purtroppo il ministero degli Affari esteri ha in questo momento circa 60 milioni di euro di debiti verso le Ong per programmi terminati da tempo e per i quali le Ong, con risorse reperite dai cittadini italiani, hanno anticipato e portato a termine molte attività con successo.
Occorre innanzitutto ottemperare a questo dovere. Successivamente, su questa linea, occorre muoversi secondo quanto emerso nel seminario organizzato dall’Intergruppo parlamentare per la Sussidiarietà, martedì scorso alla Camera.
L’incontro, che è stato un’importante occasione di confronto e di riflessione sul percorso parlamentare della riforma della legge 49/1987 sulla cooperazione internazionale, ha evidenziato un comune intendimento sull’importanza di affrontare la tematica in un’ottica sussidiaria, come esposto nella relazione introduttiva da Mons. Crepaldi (segretario generale Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace), e di impegnarsi perché nelle diverse proposte di legge la società civile abbia il ruolo che le spetta, come evidenziato dal Prof. Zamagni. In questo senso l’Intergruppo si è impegnato a formulare una proposta bipartisan, a partire dai diversi testi di legge già presentati, individuando alcune modifiche all’impianto legislativo vigente, come ad esempio potrebbe essere la reintroduzione di un Fondo Unico per la cooperazione internazionale a contabilità speciale. Speriamo che il cammino proceda senza intoppi.
© Il Giornale