Violentata mentre si trovava di turno alla guardia medica. Ma la violenza fisica non è stata l’unica, perché seguita anche da quella psicologica e morale che probabilmente ha avvertito da parte delle istituzioni. La dottoressa di Trescasagni, in provincia di Catania, protagonista di un terribile episodio di cronaca che l’ha vista abusata sul luogo di lavoro, ha parlato di fronte ai suoi colleghi, commentando con amarezza la decisione del giudice, che ha derubricato la vicenda a un incidente sul lavoro. La donna si è espressa davanti a un’assemblea di 106 presidenti degli Ordini dei medici, riuniti nel Consiglio della loro Federazione nazionale (Fnomceo) e 106 presidenti delle Commissioni albo odontoiatri, che si sono incontrati a Giardini Naxos (Messina). Le istituzioni, ha accusato, “non hanno semplicemente lasciato sola me, mettendomi in pericolo e poi umiliandomi quando la mia aggressione è stata derubricata a infortunio sul lavoro. Il sistema rischia di travolgere la nostra intera professione. Siamo tutti vittime: a questo gli Ordini devono opporsi”.
SEQUESTRATA E VIOLENTATA PER ORE
La donna è stata vittima della follia di Alfio Cardillo, 26enne italiano residente a Santa Venerina (Catania), che, con la scusa di farsi visitare, ha prima rotto il telefono fisso dell’ambulatorio e disattivato il pulsante per le emergenze, poi distrutto gli arredi dell’ambulatorio, sequestrando per ore e stuprando più volte la dottoressa in servizio. Solo dopo ore, la donna è riuscita a liberarsi e, gridando, ha allarmato gli abitanti della zona che hanno avvisato i carabinieri. I militari hanno soccorso la dottoressa, che nel frattempo era riuscita a fuggire, e arrestato lo stupratore che, ancora seminudo, stava cercando di scappare dalla struttura sanitaria. A 10 giorni dalla violenza, la donna ha espresso il suo dolore per quello che ha definito un secondo stupro: “Sono stata violentata anche dalle istituzioni” ha denunciato in una intervista a Repubblica. “Il sangue mi ribolle nelle vene come la lava dell’Etna, sono arrabbiata per quello che mi è successo, ma non solo per le violenze subite”.
L’INVITO DELLA BOLDRINI, IL 25 NOVEMBRE INTERVERRÀ ALLA CAMERA
“Quella della sicurezza è solo la punta dell’iceberg – ha spiegato la donna davanti ai colleghi riuniti a Messina – noi medici abbiamo perso la dignità. La nostra professione si è snaturata, è diventata una cosa che non è più essere medico, è soffocata dall’affanno di evitare le denunce, di seguire pedissequamente i protocolli. Sfugge un concetto fondamentale: noi dobbiamo curare le persone”. “Ho intrapreso questa strada per passione – ha raccontato – anche la scelta di fare la guardia medica non è stata un ripiego, è stata una decisione consapevole proprio perché volevo essere in prima linea, vicina alle persone che soffrono”. Nelle scorse ore, la dottoressa è stata anche contattata da Laura Boldrini. «Capisco la sua indignazione e il suo dolore lei però deve sapere che non è sola», ha commentato la Presidente, invitando la donna a prendere la parola alla Camera per il 25 novembre, giornata mondiale per l’eliminazione della violenza sulle donne. In quell’occasione l’Aula sarà eccezionalmente aperta di sabato per un’iniziativa che prevede la presenza di oltre 600 donne, provenienti da tutta Italia. «Per me quello sarà un momento di riscatto», ha detto la dottoressa accettando l’invito.