La notizia rimbalzata da Londra questa mattina è di quelle importanti, anche se solo “a prima vista” si avvicina ai casi clamorosi e terribili di Charlie Gard e Alfie Evans, i due bimbi inglesi morti dopo che i medici e i giudici non diedero possibilità alla famiglia di poter trasportare il loro piccolo in altre strutture (in Italia o negli States) che avrebbero tentato approcci sperimentali diversi alla mera “spina staccata” dell’ospedale Uk. Ebbene, da oggi per decisione dell’Alta Corte Suprema (la stessa che emise il verdetto di staccare la spina a Charlie e Alfie) in Gran Bretagna non sarà più richiesta l’autorizzazione legale per porre fine alle cure per i pazienti in uno stato vegetativo permanente. In questo modo – come riporta la Bbc – sarà decisamente più facile interrompere l’alimentazione a pazienti del genere, permettendo loro di morire: il tutto, qualora medici e familiari siano d’accordo. Infatti per staccare i tubi dell’alimentazione basterà un accordo scritto siglato tra familiari del malato e i dottori, senza più l’intervento della Court of Protection; così ha stabilito la Corte Suprema, secondo cui non c’è violazione della Convenzione per i diritti umani.
ALLARME PRO-LIFE: “TOGLIE PROTEZIONE A CHI NON HA VOCE”
I motivi addotti sono di mera natura “economica” e gestionale, anche se si sta trattando pur sempre di vita e morte di persone: «La Court of Protection si è pronunciata su casi del genere per 25 anni, ma per un singolo caso possono volerci mesi o addirittura anni, e con alti costi», spiega l’Ansa. Tra gli ambienti di Chiesa e delle tante associazioni Pro-Life inglesi, sorte molte proprio durante le lunghe battaglie delle famiglie Gard e Evans, vi è preoccupazione e delusione: secondo la Car Not Killing – una delle più note associazioni Pro-Life – «la decisione di rendere più facile l’interruzione dell’alimentazione per malati che sono svegli ma non consapevoli oppure solo parzialmente consapevoli e hanno bisogno di cibo e fluidi somministrati via tubo per sopravvivere, toglie un’importante protezione a persone che non hanno voce». Il Movimento per la Vita inglese denuncia di come saranno coinvolti da questa sentenza circa 24mila pazienti, «che non stanno per morire e on l’assistenza giusta, possono vivere per molti anni e, in alcuni casi, anche recuperare coscienza», riporta l’Avvenire. Stando poi al portavoce di Care Not Killing, Peter Saunders, «Esiste una differenza fondamentale tra l’interruzione della ventilazione di un paziente il cui cervello è morto e la sottrazione di cibo e liquidi a malati con danni cerebrali».