Tragedia annunciata quella accaduta ieri a Prato in una azienda cinese, una delle tantissime che si trovano da anni nel centro toscano, la più grande realtà lavorativa cinese forse dell’intera Europa. Un capannone ha preso fuoco all’alba di domenica mentre vi si trovavano a dormire in dozzine. I morti accertati sono al momento sette ma si teme ci possano essere ancora vittime. Gli operai, come molto spesso in questi capannoni, infatti abitavano e dormivano all’interno della struttura, senza la minima garanzia di sicurezza, in condizioni come l’ha definite il presidente della regione Toscana, “sotto la soglia dei diritti umani”. La cosa allucinante è che un cadavere è stato trovato con il braccio infilato in una finestra nel disperato tentativo di romperla per fuggire dalle fiamme: peccato che la finestra come le altre aveva delle sbarre proprio per impedire ai lavoratori di fuggire. Sette morti dunque: si pensa che nel capannone ci fossero una decina di persone soltanto fortunatamente. Le cause della tragedia sono ancora da accertare: è stato detto che il pavimento del capannone era ricoperto di cicche di sigarette, fumate in disprezzo delle più elementari norme di sicurezza. Lavoratori schiavi, che non hanno i minimi servizi di sicurezza, di orario di lavoro, di alloggio: una realtà, e questo fa ancora più rabbia, che si conosce molto bene da anni ma a cui nessuno ha ancora posto rimedio.