“Caro Dott. Franco — scrive Benedetto XVI al Corriere della Sera — mi ha commosso che tanti lettori del Suo giornale desiderino sapere come trascorro quest’ultimo periodo della mia vita. Posso solo dire a riguardo che, nel lento scemare delle forze fisiche, interiormente sono in pellegrinaggio verso Casa. È una grande grazia per me essere circondato, in quest’ultimo pezzo di strada a volte un po’ faticoso, da un amore e una bontà tali che non avrei potuto immaginare. In questo senso, considero anche la domanda dei Suoi lettori come accompagnamento per un tratto. Per questo non posso far altro — conclude Benedetto XVI — che ringraziare, nell’assicurare da parte mia a voi tutti la mia preghiera. Cordiali saluti, Benedetto XVI”.
“Nel lento scemare delle forze fisiche, interiormente sono in pellegrinaggio verso Casa”. Queste parole esprimono, con la grande lucidità che ha sempre contraddistinto le espressioni di questo pastore eccezionale, una dinamica che ho visto vivere a tante persone nell’approssimarsi della morte, la fine della vita terrena. Ricordo, per esempio, la mia amatissima sorella scomparsa poco più di un anno fa. Lei, molto lontana dalla chiesa e dalla fede cristiana sin dall’adolescenza, stava morendo a causa di una malattia dell’apparato digerente che la faceva lentamente morire di fame. Era estremamente inquieta e angosciata mentre cercava di non morire, ma passando le giornate con lei, aiutandola a preparare cibi che il suo stomaco poteva accettare, ogni tanto nella paura e nell’ansia subentrava una pausa. Bastava spesso una parola a suscitare in lei una riflessione nella quale si poteva intuire a domanda: “Cosa mi sta facendo il mistero? Dove mi sta portando? Dove va questa strada?”. In tal modo allungava la sua mano verso questo mistero, cercando di fidarsi di questa strada. In quei momenti non vedevo ansia, ma un po’ di curiosità e anche una cauta anticipazione. Interiormente, viaggiava verso casa.
Potrei dire lo stesso di una mia cara amica che avendo scoperto di essere malata di tumore per la seconda volta, viveva in preda a una grande tribolazione interiore. Pregando con lei e suo marito mi veniva da guardare il suo volto preoccupato e dire: “Ora sembra che l’orizzonte della vita si faccia sempre più stretto, e che tu vi sia rinchiusa dentro. Ma la compagnia e la fede che stai vivendo sono capaci di farti riconoscere questi pareti non come mura opprimenti ma come porte, porte che ti fanno passare oltre. Vivi una compagnia che vuole portarti, prima o poi, dall’altra parte con amore”. La mia amica guarì dal quel tumore, ma poi ne scoprì un terzo, e questa volta rimase stupita di vivere questa terza prova, quella finale, con una tale calma e un tale equilibrio da riconoscere di essere lei stessa puro frutto di questa compagnia misteriosa. Questa strada era la sua, era per lei.
Dove sta la compagnia che ci fa riconoscere questa vita come una strada verso casa? Le parole di Benedetto XVI, un uomo che ha voluto essere questa compagnia per tantissimi altri uomini, ci fanno capire che egli vive totalmente immerso in questa compagnia, e perciò, anche se questo pezzo di strada è “un po’ faticoso”, lo percorre liberamente, con il cuore.
E noi? Noi che, con cuori sofferenti, presentiamo di essere lasciati da un testimone così irripetibile, come possiamo noi essere liberi viaggiatori in questa vita, andando verso casa senza paura? Una strada c’è: possiamo desiderare e tentare di essere già da ora compagnia per chi vede venir meno il suo posto, le sue attività, il suo attaccamento a questo mondo. Possiamo star loro vicino e guardare insieme l’orizzonte che si chiude davanti. Possiamo domandare, senza vergognarci delle lacrime, di vivere liberamente con loro questa strada verso Casa. Come Benedetto XVI, possiamo così scoprire una compagnia misteriosa che rende libero e lieto, anche se faticoso, il nostro passare per questa “valle di lacrime”.
Non lasciarci, padre! — dice il mio istinto, ma il mio cuore desidera essere compagnia a lui e scoprire la Compagnia eterna che lui sta vivendo ora.