Sta facendo molto discutere l’introduzione della ricetta elettronica che sostituisce la vecchia classica ricetta rossa. I vantaggi sono enormi e vanno dal risparmio di carta a quello di tempo, anche se le preoccupazione per gli utenti sono davvero molte. Su Twitter diverse persone reclamano: “Abbiamo internet così veloce che era meglio un piccione infortunato, Da oggi la ricetta, per come stiamo con la banda larga corriamo dal dottore per le medicine di dicembre”; “Quando ci metteranno ad hackerare il sistema?”, clicca qui per gli altri commenti.
L’introduzione della nuova ricetta elettronica al posto della classica ricetta rossa non ha lasciato contenti i consumatori, ma d’altra parte c’è chi ha accolto con positività questo passo avanti nel futuro come Annarosa Racca, presidente nazionale di Federfarma. Queste le sue parole, riportate da “Focus“:”Grazie al confronto e alla collaborazione tra Federfarma, Sogei e Regioni procede la diffusione della ricetta elettronica” che, prosegue la Racca, “costituisce un grande passo avanti, con vantaggi sia per il cittadino sia per lo Stato. Si risparmiano i costi della carta e della stampa delle ricette tradizionali. Si modernizza il sistema di registrazione delle ricette e di controllo della spesa farmaceutica. E adesso, con la circolarità nazionale della ricetta elettronica, il cittadino che si muove per ragioni di studio, lavoro o turismo potrà prelevare i farmaci in qualsiasi farmacia del territorio nazionale, con il ticket e le esenzioni previste nella regione in cui risiede“.
Come ogni novità che si rispetti anche la nuova ricetta elettronica, strumento digitale che manda in pensione le vecchie ricette cartacee rosse, è diventata oggetto di polemiche. Protagonisti dello scontro Roberto Maroni e il quotidiano “La Repubblica“: il governatore della Regione Lombardia ha infatti pubblicato sul proprio profilo Facebook un post in cui elenca i dati riguardanti le ricette elettroniche nella regione da lui governata e attacca la “lettura” data dal quotidiano diretto da Mario Calabresi. Queste le sue parole:”In Lombardia abbiamo investito molto sulla ricetta elettronica: riduce il consumo di carta e rende la vita più facile ai cittadini e agli operatori della sanità. Pensate che nel 2014 in Lombardia sono state emesse circa 135.000 ricette elettroniche, mentre l’anno scorso il loro numero ha superato i 23 milioni: 23 milioni di ricette elettroniche, oltre il 70% di tutte le prescrizioni! Un grande successo, di cui sono molto soddisfatto. Ma stamattina leggo su Repubblica un pezzo sulla nostra ricetta elettronica dal titolo “la Lombardia fatica a modernizzarsi”. Fatica a modernizzarsi? In meno di 12 mesi abbiamo moltiplicato x 200 il numero di ricette elettroniche e fatichiamo a modernizzarci? Vabbè che siamo ormai in campagna elettorale, ma che tristezza vedere un giornale così importante che dà spazio alle solite falsità delle opposizioni (senza diritto di replica) per denigrare gli avversari e favorire i soliti amici degli amici. Che dire: viva la “libera” stampa…“. Arriverà la risposta de “La Repubblica”?
Il giorno che sembrava non dovesse venire mai è arrivato anche in Italia: spazio alla nuova ricetta elettronica, pensionate le vecchie ricette cartacee rosse. Ma quali sono i vantaggi di questa modifica nelle abitudini degli italiani? A spiegarle è “rainews.it”, secondo cui i benefits saranno soprattutto economici: in primis perché avverrà un grande risparmio sul “risparmio sulla stampa e distribuzione delle vecchie ricette rosse e il controllo sulla falsificazione delle ricette stesse o sugli abusi conseguenti il furto dei ricettari“, in secondo luogo perché chi si trovava al di fuori dei propri confini regionali era costretto a pagare per intero il proprio medicnale, cosa che non avverà più dal momento che grazie alla tessera sanitaria saranno le farmacie stesse a poter applicare il ticket della regione dell’assistito al cliente.
L’Italia viene travolta dalla nuova ricetta elettronica che in molti non si aspettavano e che potrebbe giovare ai giovani ma mettere in difficoltà quelli che più ne hanno bisogno e cioè gli anziani. Le vecchie ricette cartacee rosse da oggi scompaiono e verranno sostituite dalla nuova ricetta elettronica. Sono moltissimi i commenti del pubblico di Twitter che con tono ironico cerca di sdrammatizzare la confusione: “Brevettata la ricetta elettronica di carta! Siamo o non siamo un popolo di inventori?”, “Rivoluzione sparpagliata”, “Era ora! Mi servono al più presto 2 megabyte di Tachipirina”, “Addio alla ricetta rossa”, “Finalmente un passo in avanti”, “Certo la ricetta elettronica di carta ci mancava, non capisco”. Come andrà a finire? Gli italiani si abitueranno a questo cambiamento?
Da domani 1 marzo svolta nel sistema sanitario nazionale: la ricetta cartacea va in pensione e arriva la ricetta elettronica: su tutte le farmacia del territorio italiano i farmaci potranno essere ritirati anche fuori dalla propria regione dato che sarà disponibile una ricetta online che il medico caricherà sul sistema informatico, dunque raggiungibile da qualsiasi postazione elettronica. Per prescrivere un farmaco, un accertamento o un visita da domani il medico dovrà collegarsi ad un sistema informatico, lo stesso visibile al farmacista che potrà dunque consegnare la medicina semplicemente collegandosi al computer. La carta non scompare del tutto visto che il dottore ci sarà sempre un piccolo promemoria da consegnare al farmacista che permetterà di recuperare la nostra prescrizione in caso di non funzionamento del sistema ma è solo una soluzione temporanea fino a che il nuovo regolamento non sarà perfettamente a regime. La protesta dei medici di famiglia sta infiammando però la nuova riforma, visto che dalle parole del segretario nazionale della Fimmg, Giacomo Milillo, non si preannuncia un grande accordo con la categoria medica. “Dietro i vantaggi della dematerializzazione si cela un rovescio della medaglia, qualcuno ha confuso gli studi medici con quelli dei Caf, vista la mole di dati anagrafici, codici di esenzione dai ticket, adesso anche quelli di erogabili e appropriatezza e quant’altro dovremo verificare. C’è un aggravio di lavoro burocratico che significa tempo tolto alle visite e attese più lunghe per gli assistiti”.