Possibile svolta clamorosa nelle indagini sull’attentato alla metro di San Pietroburgo: l’attentatore morto nell’attacco di lunedì scorso sul vagone della metro Blu con la bomba nello zaino potrebbe essere stato un kamikaze del tutto a sua insaputa. «Il presunto autore dell’attentato alla metro di San Pietroburgo non intendeva quindi farsi esplodere ma al contrario è stato ridotto a bomba ambulante dai suoi complici», questa sarebbe la conclusione degli inquirenti russi, come riporta la stampa mondiale in queste ore. Se così fosse un fattore ancora più nuovo annovererebbe questo ennesimo attacco del terrorismo internazionale: una sorta di “trappola” condotta contro lo stesso attentatore, quel Akbarzhon Jalilov ritenuto probabile e presunto portatore della bomba che ha commesso 14 vittime e più di 30 feriti nella seconda città della Russia. In pratica il giovane originario del Kirghizistan avrebbe dovuto piazzare solo gli ordigni (il secondo era già stato posizionato in un estintore in un altra stazione della metro sempre a San Pietroburgo, per fortuna non esplosa) e poi sarebbero stati azionati a distanza in un secondo momento. In realtà questo è successo ma a pagarne le conseguenze è stato lo stesso attentatore: gli inquirenti ritengono che i suoi complici, forse di una cellula Isis attiva a San Pietroburgo, abbiano azionato il comando con una telefonata a distanza. Una fonte vicina alla polizia riporta all’Ansa, «Il suo comportamento, nonché il fatto che fosse stato radicalizzato da poco, non rientra nello scenario dell’attentatore suicida, questa categoria di persone, infatti, viene preparata appositamente e a lungo». Ultimo punto affrontato dalla teoria che si sta sviluppando nell’antiteorrismo, è che Jalilov dovesse far esplodere la bomba prima del vagone e poi della stazione in modo da aumentare il fattore panico e di conseguenza anche il numero delle vittime. Qualcosa è andato “storto” a cominciare dalla sua stessa vita che probabilmente non si aspettava finisse in quel modo…
Nella metro di San Pietroburgo, sono stati fermati oggi tre persone sospettate di avere contatti con il presunto autore dell’attentato. Sarebbero tutti provenienti dall’Asia centrale, come il presunto terrorista, e avrebbero avuto nel loro appartamento – dove sono stati arrestati . alcuni elementi e materiali molto simili alla bomba artigianale esplosa lo scorso 3 aprile. Infine, è stata arrestata anche un’altra persona sempre a Pietroburgo – l’ottava dall’inizio delle indagini, ndr – sospettata di reclutare potenziali attentatori “da radicalizzare” per le cellule Isis e Al Nusra. Tutti i fermati sono sospettati, riporta l’agenzia Interfax, «di aver reclutato migranti provenienti dalle repubbliche dell’Asia centrale per commettere reati di terrorismo», e non solo di averli anche incitati a partecipare attivamente alle organizzazioni terroristiche filo-islamiste.