Cristina Fazzi, pediatra siciliana da anni impegnata sul fronte umanitario in Africa, aveva adottato legalmente nello Zambia cinque bambini tra cui il piccolo Joseph di sette anni. Dopo una battaglia legale iniziata nel 2009, la donna ha visto riconosciute le sue ragioni e il tribunale dei minori di Caltanissetta ha recepito la sentenza a lei favorevole del tribunale dello Zambia, riconoscendola madre adottiva di Joseph. IlSussidiario.net ha chiesto un commento sulla controversa questione a Alda Vanoni, già giudice presso il tribunale dei minori di Milano e già presidente nazionale dell’Associazione Famiglie per l’Accoglienza: «Bisognerebbe leggere la sentenza completa per avere informazioni più chiare per capire in base a quale principio giuridico questa adozione, che era stata dichiarata una prima volta in Zambia, sia stata poi riconosciuta in Italia, perché le strade giuridiche sono varie e, a seconda della strada intrapresa, si possono fare diversi commenti. Per quello che si può capire dalle notizie di stampa, sembra di ipotizzare una situazione analoga a quella esaminata da una sentenza della Cassazione di cui i giornali hanno parlato qualche mese fa: in quel caso una signora italiana non sposata, che aveva adottato una bambina russa con provvedimento emesso da un giudice degli Stati Uniti, aveva chiesto al giudice italiano il riconoscimento di tale provvedimento con gli effetti dell’adozione legittimante. La sentenza della Cassazione era stata riportata con molto rilievo da tutti giornali, interpretandola come un’apertura della Cassazione all’adozione da parte dei single, ma non era proprio così: la sentenza faceva applicazione non innovativa di una norma già esistente nel nostro ordinamento, cioè la possibilità che in casi particolari si arrivi all’adozione anche da parte di una persona non sposata. Il nostro legislatore ritiene, allo stato attuale, che l’adozione da parte di una persona sola sia da ritenersi utile per il bambino solo in casi particolari, che sono indicati dall’articolo 44 della legge sull’adozione. Finché si fa applicazione di questo articolo, come nella sentenza dello scorso febbraio, non c’è nulla di innovativo, ma è un’applicazione che il legislatore già prevede». Questa affermazione porta allora a chiedersi come mai questi casi abbiano suscitato un così vivo interesse da parte della stampa: «In realtà l’intento di questa campagna stampa mi sembra molto preciso, e anche l’enfasi con cui si sta sottolineando la precedente sentenza della Cassazione denota non tanto la voglia di segnalare questo caso giuridico in particolare, ma l’intenzione di creare un’attenzione dell’opinione pubblica per evidenziare che attualmente i single non hanno la stessa possibilità di adottare delle coppie sposate e per suscitare una modifica di questa legislazione».
«Alla Camera ci sono vari progetti di legge che in qualche modo rivedono l’attuale normativa sull’adozione e sull’affido, e molti di questi spalancano del tutto le porte all’adozione per i single, con la giustificazione che per un bambino è meglio stare presso un single che presso un istituto. Si tratta in realtà di una motivazione non veritiera, perché ci sono coppie sposate che fanno domanda di adozione che aspettano da due anni, quindi la vera alternativa non è tra l’istituto e la persona singola, bensì tra la persona singola e la coppia sposata». Alda Vanoni continua a commentare spiegando che “il legislatore ritiene che una famiglia composta da una figura maschile e una figura femminile stabilmente unite – quindi non coppie di fatto ma persone sposate, che hanno dimostrato di voler ufficializzare il proprio legame – sia dal punto di vista educativo il meglio per un bambino adottato. Si deve tenere presente che il bambino adottato ha comunque vissuto uno strappo dalle sue origini, è quindi un bambino a cui si deve molta attenzione e il massimo delle cure, e ritengo con l’attuale legislatore e la maggior parte degli esperti, che una coppia sia meglio di una persona singola». Ci sono poi dei casi particolari in cui una persona single può accedere all’adozione, e tra questi probabilmente “rientra la vicenda della signora siciliana che ha adottato un bambino all’estero, sulla base di un provvedimento straniero; i rapporti affettivi presumibilmente instaurati vanno tutelati nell’interesse del bambino e questa potrebbe essere la motivazione del provvedimento del tribunale nisseno.
Va considerato comunque che l’adozione nei casi particolari è meno piena dell’adozione legittimante cui possono accedere le coppie regolarmente sposate”. Viene naturale pensare ai rischi che corre un bambino adottato da una persona single, e la Vanoni auspica che “questa madre adottiva dia al bambino tutto quello di cui ha bisogno, ma questo bambino non ha un papà, e il rischio per la crescita è proprio questo, cioè non avere una figura paterna di riferimento. Una mamma può essere anche molto attenta e premurosa, ma resta il fatto che manca un padre”. Concludiamo l’intervista parlando invece delle coppie omosessuali e chiediamo a Alda Vanoni se questo caso potrebbe aprire le porte dell’adozione anche a loro: «Aprire l’adozione ai single significa inevitabilmente aprire anche alle coppie omosessuali; la legittimazione pubblica delle coppie omosessuali è un problema attualmente molto discusso».
(Claudio Perlini)