Dopo quasi tre anni da quando è stato iscritto nel registro degli indagati, è stato definitivamente archiviato il fascicolo su Mohammed Fikri, l’operaio marocchino arrestato e poi rilasciato per l’omicidio di Yara Gambirasio, la tredicenne di Brembate Sopra uccisa il 26 novembre 2010 e ritrovata senza vita il 26 febbraio successivo a Chignolo d’Isola. “Le accuse oggi fanno ancora male”, ha detto l’uomo, che al momento si trova in Marocco, al Corriere della Sera. “Ma quando mi hanno preso i carabinieri sulla nave è stato brutto. Non li conoscevo, si sono avvicinati a me con uno dell’equipaggio, poi mi hanno portato giù nei garage”. Gli agenti, afferma Fikri, “prima mi hanno spiegato, poi mi hanno chiuso in una macchina e siamo ripartiti velocemente. Continuavano a urlarmi, poi mi hanno dato qualche schiaffo. Finalmente, dopo un po’, non so quanto, il viaggio è finito. Poi ho scoperto che mi avevano portato a Bergamo e che dovevo andare in carcere”. Adesso l’operaio vuole solo dimenticare l’intera vicenda e tornare a lavorare in Italia: “Io voglio solo continuare a viverci in Italia. Invece questa storia per poco non me lo impediva. Per poco non buttavano via il mio permesso di soggiorno, per trattarmi da clandestino. Io, lì da voi, ho sempre lavorato”. Riguardo a una possibile causa per danni nei confronti dello Stato italiano, “devo ancora pensarci – dice Fikri – quando torno vedrò cosa è giusto fare”.