Sembra sgonfiarsi con il passare delle ore il caso di presunta malasanità che aveva interessato il Grande Ospedale Metropolitano di Reggio Calabria dove, a quanto pare, i pazienti non vengono immobilizzati con pezzi di cartone al posto del gesso. Come ricostruito da Il Sole 24 Ore, pare infatti che il paziente sia stato immobilizzato con il cartone sul luogo dell’incidente, una pratica diffusa in caso di sospetta frattura. Dopo l’intervento del ministro della Salute Giulia Grillo in persona, la relazione della Direzione Sanitaria parla di “formale accesso di un unico paziente di sesso maschile, C.A., giunto al triage alle ore 9:32 del 28 luglio, già immobilizzato sul luogo dell’incidente con “cartone””. Secondo la struttura, “l’immobilizzazione provvisoria con cartone con cui era giunto il paziente non è stata rimossa per non provocare ulteriori dolori e poter effettuare le radiografie senza interferenze”.
C’è infine il caso di un’altra paziente, O.G, rivoltasi al pronto soccorso lunedì dopo le 7, a seguito di un incidente. Soccorsa dal 118, alla donna è stato applicato un tutore con anima di metallo (non radiotrasparente) e poi è stata “inviata in radiologia con immobilizzazione provvisoria di cartone e radiotrasparente”. Dopo le radiografie e la consulenza ortopedica, i medici le hanno applicato il gesso. Nessuna carenza di mezzi o di personale. Una bufala o un caso montato ad arte? (agg. di Dario D’Angelo)
“COME OSPEDALE DA CAMPO IN TEMPO DI GUERRA”
Come definire la vicenda dei pazienti con fratture medicati con dei pezzi di cartone anziché coi classici gessi andata in scena al Grande Ospedale Metropolitano di Reggio Calabria se non paragonandola a quella di un “ospedale da campo in tempo di guerra”? La matrice della definizione appartiene a Carlo Palermo, segretario nazionale dell’Anaao Assomed, il sindacato dei medici, secondo cui nel reggino si assiste ad una situazione in cui il “risparmio viene elevato a sistema, l’arte di arrangiarsi a pratica terapeutica”. A questa voce si aggiunge quella di Gianluigi Scaffidi, segretario aziendale del sindacato di Reggio Calabria:”Non è vero che si tratta di un solo caso avvenuto in assenza del primario. I casi accertati sono quattro, almeno quelli di cui abbiamo conferma fotografica. E non è giusto accusare i colleghi di negligenza, quando manca il primario. Non è giusto farli passare per incapaci”. (agg. di Dario D’Angelo)
MEDICO NEGA TUTTO
Ha suscitato enorme scalpore a livello nazionale la vicenda riguardante il reparto di primo intervento del Grande ospedale metropolitano di Reggio Calabria, dove la frattura di una paziente sarebbe stata trattata non con dei normali gessi ma con dei cartoni. Qualcuno è arrivato a dire che nella struttura sanitaria questa sia ormai diventata una prassi consolidata ma un medico, intervistato dall’Agi, ha respinto una ricostruzione di questo genere:”Non è vero che usiamo il cartone, i gessi li abbiamo anche qui nel pronto soccorso. E anche quando il reparto di ortopedia e’ chiuso, la fornitura di gesso arriva anche al pronto soccorso. I casi di lieve entita’ vengono curati in pronto soccorso e poi rimandati all’indomani, ma se si presentano casi gravi subito si prestano le prime cure e viene richiamato in servizio il medico specialista di ortopedia reperibile”. (agg. di Dario D’Angelo)
LA DIREZIONE NON SAPEVA NULLA
Una situazione da terzo mondo, dice Gianluigi Scaffidi dell’Anaao Assomed Calabria. Il problema delle ingessature fatte con cartone durante l’orario notturno del pronto soccorso, spiega, sta a monte. L’ospedale in questione è l’unico hub della provincia, sottodimensionato rispetto all’utenza a cui fa riferimento. Intanto alla direzione generale dicono di non aver mai saputo di quanto succedeva al pronto soccorso: «Non sapevamo nulla di tutto ciò indagheremo. Per domani mattina è convocata una riunione per chiarire la situazione e individuare gli eventuali responsabili. Di certo prenderemo provvedimenti». Ma il problema è che se mancano i fondi non si possono comprare gessi e tutori (Agg. Paolo Vites)
UN BUCO DA 100 MILIONI DI EURO
Dopo la denuncia dell’associazione dei medici ospedalieri di Reggio Calabria monta l’indignazione dell’opinione pubblica rispetto alla consuetudine venuta a radicarsi nel pronto soccorso reggino, dove a partire dalle 20 e fino alle 8 del giorno successivo per steccare delle fratture vengono utilizzati dei cartoni anziché i classici gessi. Una situazione a dir poco inaccettabile, che la dice lunga sulle difficoltà che la struttura sanitaria incontra nel tentativo di soddisfare le sacrosante esigenze dei pazienti. Ma a cosa si deve quella che è ormai divenuta una prassi? Stando a quanto denunciato dall’associazione dei medici ospedalieri di Reggio Calabria l’attrezzatura necessaria per curare i pazienti c’è, ma viene resa inaccessibile dalla mancanza di personale nel reparto di ortopedia. A cosa si deve dunque questa carenza? Per la precisione ad un buco da 100 milioni di euro che ha causato il commissariamento della società sanitaria calabrese. (agg. di Dario D’Angelo)
CARTONE AL POSTO DEI GESSI ALL’OSPEDALE DI REGGIO CALABRIA
Cartone al posto del gesso per steccare una frattura. E’ questo quanto accaduto negli scorsi giorni presso il Gom, il Grande ospedale metropolitano, sito a Reggio Calabria. Come documentato da uno scatto pubblicato in massa da vari quotidiani online, i pazienti che hanno riportato delle lesioni ossee, o che devono essere immobilizzati in qualche modo, vengono stabilizzati con del semplice cartone. Una pratica da ospedale di guerra civile americana, ma che purtroppo è realtà al Gom. Il motivo è semplice: se ci si rompe una gamba o un braccio dalle ore 20:00 alle ore 8 della mattina successiva, bisogna accontentarsi del cartone.
COLPA DEI TAGLI?
Il reparto di ortopedia è infatti attivo solamente dalla mattina alla sera, e di conseguenza i medici che operano nel pronto soccorso devono adattarsi con dei metodi fai date. Come riportato da Quotidiano.net, l’origine di tale pratica da terzo mondo sarebbe i continui tagli che l’ospedale ha attuato negli ultimi tempi, per raggiungere il pareggio di bilancio: il direttore generale Frank Benedetto ha quindi chiesto ai primari e ai vari responsabili di risparmiare sull’acquisto di bende, gessi e via discorrendo, e questo sarebbe il risultato. Per altri, invece, la responsabilità sta nella scarsa professionalità degli infermieri che operano nel pronto soccorso, non in grado di eseguire determinati compiti.