Il papa ha accolto oggi in una udienza speciale in Vaticano i membri dell’Unione ciechi e ipovedenti, in occasione della festa di Santa Lucia, protettrice dei non vedenti.Ha citato loro i tre valori umani che Santa Lucia ha insegnato al mondo: coraggio per affrontare le prove, comunità per accoglierci a vicenda con i nostri limiti e il dono di sé per lottare contro la deriva individualista. Il coraggio della santa, ha detto, le veniva da Cristo risorto, cosa che le ha permesso di affrontare torture e morte violenta: “Tutti abbiamo bisogno di coraggio per affrontare le prove della vita. In particolare le persone cieche e ipovedenti ne hanno bisogno per non chiudersi, per non assumere un atteggiamento vittimistico, ma al contrario aprirsi alla realtà, agli altri, alla società; per imparare a conoscere e valorizzare le capacità che il Signore ha posto in ciascuno, veramente in ciascuno, nessuno escluso!”. Santa Lucia, ha aggiunto, non era sola, era membro di un corpo di cui Cristo è il capo, da cui il valore della comunità. “Infine Lucia ci dice che la vita è fatta per essere donata. Lei ha vissuto questo nella forma estrema del martirio, ma il valore del dono di sé è universale: è il segreto della vera felicità. L’uomo non si realizza pienamente nell’avere e neppure nel fare; si realizza nell’amare, cioè nel donarsi E questo può essere inteso anche come il segreto del nome ‘Lucia’: una persona è “luminosa” nella misura in cui è un dono per gli altri”. Le società odierne, ha concluso, puntano invece sui diritti individualisti per cui c’è bisogno di lottare con l’esempio e l’intercessione di Santa Lucia.