Tra i santi e le sante celebrati dalla liturgia cattolica il 16 agosto, figura anche San Rocco, pellegrino e taumaturgo di Montpellier. Malgrado la grande popolarità e l’importanza per la devozione popolare, che ne fanno uno dei santi più conosciuti e venerati nell’universo cattolico, l’esistenza di San Rocco è in gran parte avvolta nel mistero, rendendo molto difficile la ricostruzione delle sue vicende. Le principali fonti scritte di cui si sono serviti gli studiosi per tracciare a grandi linee la vita del santo sono dei testi agiografici del XV secolo, in cui spesso l’elemento fantastico e leggendario si mescola ai dati reali e che, per tale motivo, sono stati considerati alla luce del contesto storico e religioso in cui visse il beato. Tra queste opere, particolarmente importante è la Vita Sancti Rochi (1479) di Francesco Diedo, la più antica e nota biografia del santo.
Rocco nacque da una ricca famiglia aristocratica, della quale s’ignora il nome, di Montpellier (Francia) fra il 1345 e il 1350. Su ciò concordano sostanzialmente tutte le fonti. I genitori, Jean e Libère, erano avanti con gli anni e accolsero con estrema gioia la nascita del piccolo, quasi fosse un miracolo. Jean e Libère, esempi di virtù e carità cristiana, indirizzarono ben presto il piccolo sulla strada della fede e della spiritualità. Quando a vent’anni rimase orfano di entrambi genitori, Rocco, che si era già distinto per opere misericordiose, decise di donare tutti i suoi beni, seguendo l’esempio del Poverello di Assisi, ai poveri e di dirigersi come pellegrino verso Roma, armato di bisaccia e bastone.
Giunto In Italia, sconvolta dalla peste nera, secondo la tradizione, il santo operò numerose guarigioni miracolose in vari centri. In particolare, le fonti agiografiche sono concordi nell’indicare come tappa del cammino di Rocco verso Roma la cittadina di Acquapendente, nel viterbese, dove sostò per circa tre mesi, guarendo miracolosamente la popolazione dalla peste. Rocco giunse a Roma tra il 1367 e il 1368 e, durante il suo soggiorno, operò una delle sue guarigioni più note: quella di un cardinale afflitto dalla peste. Proprio quel cardinale, in seguito, lo presentò al pontefice.
Nel suo viaggio di ritorno da Roma il santo si fermò in vari centri italiani, dove continuò a dispensare agli ammalati di peste la sua carità cristiana e le sue doti taumaturgiche. La sua presenza è attestata a Piacenza nel 1371, dove Rocco, impegnato nella cura agli appestati, contrasse il terribile morbo, prendendo la decisione di isolarsi dalla popolazione in una grotta nei pressi di Sarmato, lungo il fiume Trebbia. Lì, secondo la tradizione, un cane lo soccorse, portandogli ogni giorno un pezzo di pane e, in seguito, conducendo il suo padrone presso il santo.
Guarito miracolosamente dalla peste, Rocco continuò il suo viaggio di ritorno a Montpellier. La sua fama di santo e guaritore si era già diffusa. Giunse a Voghera, dove, in contrasto con quanto afferma la tradizione agiografica, avvenne la sua morte. Il santo, infatti, rifiutandosi di fornire al governatore locale le sue generalità, venne imprigionato nelle carceri della cittadina lombarda, dove morì di stenti. Dopo la sua morte, venne riconosciuta la sua identità per la croce rossa presente sul suo petto e fu sepolto nella chiesa cittadina.
La salma del santo venne trasportata, nei primi decenni del XV secolo, da Voghera a Venezia, dove riposa nella chiesa di san Rocco. Un osso del braccio è custodito nella Chiesa di San Rocco all’Augusteo, mentre altre piccole reliquie sono presenti: nel santuario di San Rocco in Montpellier; a Genova, nella chiesa di San Rocco di Vernazza; nella chiesa di Santa Maria degli Angeli di Pignola; a Voghera, nella chiesa parrocchiale di San Rocco; nella chiesa madre di Locorotondo.
La venerazione del santo si diffuse rapidamente, grazie alla sua vita virtuosa e alle straordinarie guarigioni che operò nel corso della sua esistenza. Il suo culto venne approvato solennemente nel 1629 dal pontefice Urbano VIII, dopo che il papa Gregorio XIII lo aveva proclamato, fissando il giorno di celebrazione al 16 agosto. Venerato soprattutto come protettore degli ammalati, dei pellegrini, degli animali, nella tradizione iconografica il santo viene rappresentato solitamente con bisaccia, bastone, conchiglie, piaghe della peste e con ai suoi piedi il cane che gli salvò la vita.
In virtù della sua popolarità presso i fedeli, davvero numerose sono le feste popolari e religiose in onore del beato, caratterizzate da spettacolari processioni e rappresentazioni durante il 16 agosto e nei giorni precedenti. In Italia vanno ricordate, con l’impossibilità di indicarle tutte, le celebrazioni di: Amendolara, nel cosentino; Caccuri, in provincia di Crotone; Ceprano, vicino Frosinone; Cinquefrondi, nella provincia di Reggio Calabria; Cineto Romano; Locorotondo, nel barese; Montaquila, in provincia di Isernia; Motta d’Affermo, nel messinese; Palmi, in provincia di Reggio Calabria; Porlezza, nei pressi di Como; Simbario, nella provincia di Vibo Valentia; Tenaglie, in provincia di Terni; Tolve, nel potentino; Villa Santo Stefano, in provincia di Frosinone.