Tre scafisti, per sfuggire agli inseguimenti della Guardia Costiera, hanno gettato a mare una cinquantina di persone al largo di Pantelleria.
Hanno tentato di provocare una strage per aver salva la pelle. Tre scafisti, probabilmente tunisini, sono stati intercettati nelle acque del canale di Sicilia, poche miglia a largo di Pantelleria. Per distogliere la Guardia costiera dall’inseguimento, hanno obbligato i migranti che si trovavano a bordo a gettarsi in mare. Una cinquantina in tutto. I naufraghi sono stati recuperati, mentre a nulla è valsa la spietata manovra dei tre criminali. Dopo un breve inseguimento, infatti, sono stati arrestati. Le condizioni degli immigrati sarebbero, stando alle prime informazioni, buone.
Non si fermano, intanto, le ricerche dei dispersi in mare, dopo la tragedia di martedì notte, quanto un barcone con 300 persone a bordo è affondato 39 miglia a largo delle coste di Lampedusa. Una cinquantina di persone era stata tratta in salvo dalla Guardia costiera dopo il lancio di un Sos dal barcone intercettato da Malta, nelle cui acque si trovava, e rigirato all’Italia. Delle atre 250, purtroppo non c’è ancora traccia.
Nelle ricerche, che proseguiranno per tutto venerdì, sono impegnati elicotteri e mezzi navali. I corpi si trovano molto probabilmente sul fondo del mare, ma finché non cesseranno le pessime condizioni del mare e le forti correnti, non riaffioreranno. Nel frattempo, giovedì notte si è data esecuzione al primo rimpatrio. Sono 30 i tunisini decollati dall’aeroporto di Lampedusa per tornare nel proprio Paese. E’ la prima operazione del genere dopo la sottoscrizione dell’accordo tra Roma e Tunisi. I 30 avrebbero, secondo una lista fornita dal loro stesso Paese di origine, tutti dei precedenti penali.