Una gravissima accusa è stata rivolta al centro di accoglienza di Brembio, in provincia di Lodi: due migranti ospiti sarebbero state forzate ad abortire da un’operatrice della struttura gestita dalla società Paradiso srl. Lo hanno scritto in una lettera inviata al sindaco e al prefetto 67 stranieri. Per questo la procura di Lodi ha aperto un fascicolo d’indagine e l’ipotesi di reato è di violenza privata. I pubblici ministeri hanno però precisato che si tratta di un atto dovuto. «Le ragazze … non lo volevano, ma l’operatrice non ha lasciato che si spiegassero con i medici», si legge nella lettera tradotta da un’insegnante italiana. La denuncia è stata presentata dal Comune di Lodi dopo aver ricevuto la lettera, ma la prefettura lodigiana ha gettato acqua sul fuoco. Il commissario prefettizio Mariano Savastano il 10 agosto scorso, una settimana dopo aver ricevuto la lettera dei migranti, ha dichiarato al quotidiano “Il Cittadino di Lodi” che «mai nessuna forzatura è stata fatta dagli operatori con riguardo alla procedura di aborto». E ciò sarebbe emerso in seguito al colloquio con una delle dirette interessate.
LA PREFETTURA SI DIFENDE: “NESSUNA FORZATURA”
Ora sarà la magistratura a verificare se ci siano concrete responsabilità di reato. Nella lettera però i migranti, in maggioranza africani, hanno evidenziato anche altri episodi di scarsa cura nel centro d’accoglienza di Brembo, come l’inadeguatezza del cibo servito e l’invadenza degli operatori. «Veniamo trattati come schiavi, con poco cibo e senza vestiti», raccontano. La prefettura, responsabile dell’accoglienza dei migranti che richiedono asilo in Italia, non ritiene veritieri questi addebiti. Dopo un’ispezione richiesta per verificare le accuse la viceprefetto Antonella Pagano ha dichiarato: «Nella struttura di Brembio non ci sono problemi». Alle accuse degli ospiti hanno replicato anche i gestori del centro di accoglienza: «È vero due ragazze hanno abortito, ma non siamo stati noi a dire cosa fare. Sono state portate al consultorio di Lodi e lì hanno deciso in maniera autonoma. Per noi non sarebbe stato un problema avere una donna incinta nella struttura. Non capisco il motivo delle pesanti accuse», ha dichiarato Lorenza Angeli della Paradiso srl, come riportato da Il Giorno.