Un mediatore culturale per la cooperativa bolognese Lai-Momo rischia il licenziamento a causa di un commento alla notizia dello stupro avvenuto a Rimini. «È peggio ma solo all’inizio, poi la donna diventa calma ed è un rapporto normale», così lo ha descritto Abid Jee, che poi ha cancellato il post sotto la pagina del Resto del Carlino. Purtroppo per lui era ormai troppo tardi: il 24enne, che dal dicembre 2016 lavora nell’hub regionale di via Mattei, rischia di perdere il lavoro. Presto arriverà il verdetto della coop. Il telefono della sede di via Gamberi è infuocato: Silvia Festi, responsabile dell’area sociale della cooperativa che smista i migranti, si è limitata a confermare che il profilo Facebook corrisponde a quello del loro dipendente. «Stiamo prendendo i provvedimenti conseguenti», ha assicurato, come riporta Repubblica. Sulla vicenda però è intervenuto anche l’assessore al welfare del Comune di Bologna: «Aggiungere all’indignazione per questa vicenda, parole di una gravità inaudita come quelle messe a commento della notizia da parte di un operatore sociale che opera nel campo della accoglienza dei migranti, è intollerabile», ha dichiarato Luca Rizzo Nervo.
LA REAZIONE DELL’ASSESSORE AL WELFARE DI BOLOGNA
Per l’assessore le parole di Abid Jee sono incompatibili col ruolo di mediatore. Per questo è convinto che la cooperativa sociale saprà trarre le conseguenze. Del resto si tratta di una figura a cui non si chiedono solo competenze professionali, ma anche umane. «Poi la responsabilità di ciò che si dice e si fa è sempre personale e rifuggo un dibattito politico che voglia ricondurre, in modo strumentale, all’intero sistema dell’accoglienza e alle sue professionalità», ha specificato l’assessore al welfare di Bologna. La cooperativa intanto sulla propria pagina Facebook ha ribadito la sua «ferma condanna delle affermazioni contenute» nel post del loro dipendente, «in quanto profondamente contrarie ai principi che sono alla base del nostro pensiero e del nostro modo di lavorare». La Lai-Momo è una delle maggiori realtà che si occupa di accoglienza a Bologna: ha 75 dipendenti, di cui 56 a tempo indeterminato. Prima di firmare un contratto i dipendenti sottoscrivono un codice etico.