Novità nell’inchiesta che vede coinvolti i fratelli Occhionero, Giulio e Francesca Maria: i due restano in cella dopo che è stata respinta la richiesta di scarcerazione e a giugno inizierà il processo. I fratelli Occhionero sono accusati di aver condotto attività di cyberspionaggio nei confronti di molte cariche e istituzioni dello Stato: avrebbero tentato di violare anche le mail degli ex premier Matteo Renzi e Mario Monti, del presidente della Bce Mario Draghi. I due carcere dal 9 gennaio scorso: i reati contestati sono “procacciamento di notizie concernenti la sicurezza dello Stato, accesso abusivo a sistema informatico aggravato ed intercettazione illecita di comunicazioni informatiche e telematiche”. La prima udienza del processo, secondo quanto riportato dall’agenzia di stampa Ansa, è stata fissata il prossimo 27 giugno: sarà un giudizio immediato, come chiesto e ottenuto dalla Procura, con il quale sarà quindi saltata l’udienza preliminare e il processo si svolgerà direttamente in aula. Il Gip nei giorni scorsi ha respinto la richiesta di scarcerazione che i legali dei fratelli Occhionero avevano avanzato: qualche settimana fa il Tribunale del Riesame aveva già ribadito il carcere per i due.
Il respingimento della richiesta di scarcerazione è stato motivato con il fatto che la presunta attività illecita svolta dai fratelli Occhionero rappresenterebbe “un significativo pericolo” per la sicurezza dello Stato. “La tipologia dei sistemi infettati – scrivono i giudici del tribunale della Libertà – induce a ritenere significativo il pericolo per la sicurezza dello Stato e colora la condotta delittuosa in maniera particolarmente grave aprendo anche a scenari inquietanti”. I giudici aggiungono poi che i fratelli Occhionero “hanno dimostrato particolari conoscenze informatiche e l’esistenza di un apparato complesso e ben architettato, anche al fine di eludere le investigazioni, utilizzando una serie di domini e accorgimenti intesi a rendere difficile l’individuazione dell’utilizzazione del malware e gestendo un numero rilevante di dati esfiltrati”.