Ha sollevato molte polemiche la vicenda della Messa in suffragio del boss Rocco Sollecito. Il parroco di Grumo Appula, in provincia di Bari, don Michele Delle Foglie, avrebbe voluto celebrarla per Rocco Sollecito, ucciso in Canada lo scorso maggio, ma il questore di Bari, Carmine Esposito, l’ha vietata e alla fine la Messa è saltata. Sulla vicenda interviene, con un post su Facebook, anche Vittorio Sgarbi che si schiera dalla parte del prete: “Io sto con Don Michele delle Foglie, il parroco di Grumo Appula. Un Questore deve occuparsi dei criminali vivi, non di quelli morti. Ma soprattutto non può essere lui a dire se un parroco deve celebrare messa o meno. La fede è un fatto intimo, privato. Un Questore che si occupa di una messa vuol dire che non ha nulla di serio da fare, oltre a esercitare una grave interferenza. Schierare decine di carabinieri e poliziotti davanti una chiesa è stato un atto di bullismo. Avrebbe fatto bene il vescovo di Bari a schierarsi con il suo parroco, piuttosto che cedere alla retorica di chi utilizza una messa per inventare un pericolo di mafia anche davanti a un morto” (clicca qui per leggere il post).
Fa ancora molto discutere la Messa in suffragio per il boss Rocco Sollecito: era stata annunciata dal parroco di Grumo Appula, in provincia di Bari, don Michele Delle Foglie, ma è saltata per disposizione del questore di Bari, Carmine Esposito, per motivi di ordine e di sicurezza pubblica. La Messa in suffragio per il boss Rocco Sollecito, ucciso in Canada lo scorso maggio, era stata annunciata dal parroco con un manifesto in cui invitava i fedeli a partecipare alla funzione religiosa inizialmente prevista questo pomeriggio ma poi spostata dal questore a questa mattina alle sei, in forma strettamente privata. Alla fine la Messa non è stata celebrata nemmeno stamattina e la Chiesa è rimasta chiusa. Il sindaco di Grumo Appula, Michele D’Atri, ha commentato così la vicenda della Messa in suffragio per il boss Rocco Sollecito, come riporta l’agenzia di stampa Ansa: “Dopo l’ennesima segnalazione è arrivato il momento che il vescovo prenda provvedimenti. Credo che su don Michele Delle Foglie ci sia un profilo di incompatibilità col territorio per via dell’attività imprenditoriale della famiglia che sta tentando di aprire da anni il più grande impianto di compostaggio della regione in contrasto con il volere dell’Amministrazione comunale”.
Don Michele Delle Foglie, il prete di Grumo Appula che aveva accettato di celebrare messa per il boss della ‘ndrangheta Rocco Sollecito, ucciso in Canada il maggio scorso, su richiesta del figlio Franco, ha confidato a Radionorba il suo stato d’animo. Come riportato da La Repubblica, il parroco nella giornata di ieri ha spiegato i motivi che lo hanno portato a prendere la decisione di non dire messa come inizialmente annunciato:”La famiglia Sollecito ha revocato la prenotazione della messa a suffragio di Rocco Sollecito che, quindi, non si terrà alle 18:30 né si è tenuta stamattina alle sei, come stabilito dal Questore e come da divieto dell’arcivescovo”. Don Michele ha poi aggiunto di avere intenzione “di far giungere un appello a Papa Francesco affinché mi riceva come il padre accoglie un figlio nel dolore. Le sante messe – ha scritto il parroco – non si celebrano in onore dei defunti, le sante messe si celebrano a suffragio dei defunti e quanto più si è peccatori tanto si chiede la misericordia di Dio”. La difesa del prete convincerà il Pontefice a concedergli l’incontro?
Continua a far discutere la decisione del parroco di Grumo Appula, don Michele delle Foglie, di celebrare messa in suffragio del boss Rocco Sollecito, esponente di rilievo del clan Rissuto affiliato alla ‘ndrangheta ucciso il 28 maggio scorso in Canada. Alla richiesta del figlio del boss di dire una messa in favore del padre il parroco non si è sottratto e neanche ora, dinanzi al richiamo dell’arcivescovo di Bari-Bitonto, Francesco Cacucci, che conferma la necessità di “tutelare la dignità della Sacra Celebrazione Eucaristica” e parla di “grave scandalo” e di iniziativa presa “in modo arbitrario e senza consultare l’Ordinario Diocesano”, intervistato da Il Corriere della Sera si tira indietro:”Il punto vero è un altro: come, quando e dove celebrare una Messa può deciderlo soltanto il sacerdote. E Rocco Sollecito, per me, è un morto come tutti gli altri, ora al cospetto di Dio”.
Niente messa in suffragio per Rocco Sollecito, il boss della ‘ndrangheta morto in Canada sette mesi fa. O meglio si terrà in forma privata, come deciso dal questore di Bari, Carmine Esposito, che ha disposto che il rito venga fatto alle 6:00 ed in privato per motivi di sicurezza, sempre a Grumo Appula, in provincia di Bari. Diverso quindi dalle 18:00 che don Michele delle Foglie aveva indicato nel suo invito a tutta la cittadinanza. Rocco Sollecito, sottolinea La Repubblica, era un esponente di rilievo del clan Rissuto ed il suo omicidio è stato consumato all’interno di una lotta che vede in Canada il contrasto fra mafia e ‘ndrangheta. Il boss venne infatti freddato da un killer che si era nascosto in precedenza all’interno di un gabbiotto della fermata dell’autobus. “Dobbiamo inchinarci davanti al dolore dei parenti di questo signore”, ha spiegato in un’intervista don Michele delle Foglie, “e ricordarlo come tutti: davanti alla morte siamo tutti uguali. E nessuno può dirmi per chi devo o non devo fare messa”. Nel mese di maggio, il sacerdote era stato inoltre al centro di un’altra polemica, riguardo alla possibilità di celebrare in pompa magna i funerali di Rocco Sollecito. Anche in quel caso il Questione di Bari aveva imposto che le esequie venissero celebrate all’alba. “Al momento della morte di Sollecito”, prosegue don Michele delle Foglie, “promisi loro che se fossero venuti in Puglia avrei celebrato una messa. Io ho il dovere di celebrare come pastore, non devono dire gli altri quando devo celebrare”. Secondo il sacerdote il compito della religione cattolica e della Chiesa in particolare è ricordare i morti, a prescindere da ciò che hanno compiuto in vita.