Il 17 dicembre è il giorno in cui si celebra San Giovanni de Matha. Si tratta del fondatore dell’Ordine della Santissima Trinità ed è indicato anche come Doctor Eminens. Nato a Faucon de Barcelonette, in Provenza, nel giugno del 1154, da una famiglia della nobiltà locale, dopo aver studiato teologia presso l’Università di Parigi, decise di farsi prete ad una età abbastanza inconsueta, quando aveva già compiuto i quarant’anni. Quando un segno fu da lui interpretato come rivelatore della vera missione cui era chiamato, decise di abbandonare la sua cattedra, al fine di dedicarsi con grande fervore al riscatto degli schiavi cristiani nel continente africano. Era infatti quello un periodo in cui le scorrerie dei pirati lungo le coste mediterranee, terminavano solitamente con il rastrellamento di giovani da rivendere sui mercati del Nord Africa in qualità di schiavi. Per farlo, Giovanni de Matha si ritirò al fine di riflettere attentamente, a Cerfroid, un luogo immerso nella campagna, a circa settanta chilometri da Parigi. Una riflessione a seguito della quale partorì l’idea di varare una struttura dedicata all’uopo, ovvero l’Ordine della Santissima Trinità, contrassegnata da un abito bianco con una croce in rosso e azzurro all’altezza del petto e da una cappa rigorosamente in nero. La sua idea fu comunicata a quattro compagni di eremitaggio, i quali decisero senza indugio di partecipare all’impresa. Una idea basata sulla formazione di comunità molto limitate e per questo motivo agili e pronte ad agire, senza perdere eccessivo tempo in regole austere o riti. A finanziare la struttura l’elemosina, portata avanti da collettori istruiti appositamente, da dividere in tre parti: un terzo per il mantenimento dei monaci, un terzo da dedicare alla puntuale assistenza di pellegrini e malati, e il rimanente da destinare al riscatto degli schiavi. Una volta avuta la necessaria approvazione da parte di papa Innocenzo III, la prima spedizione era pronta a salpare, in direzione Marocco. L’opera di San Giovanni de Matha si andava peraltro ad affiancare a quella quasi contemporanea di San Pietro Nolasco, fondatore dei Mercedari, a Barcellona, nel 1218.
I luoghi meta dei Trinitari furono i mercati, i luoghi di lavoro, le prigioni, tutti quelli dove si trovavano solitamente schiavi provenienti dall’Europa. Le trattative intessute coi padroni e con le autorità, consentirono di liberare, dietro una regolare scrittura che implicava la presenza di un notaio, i primi duecento detenuti, il cui arrivo a Marsiglia fu salutato dalla generale commozione. Negli anni tra il 1199 e il 1207, l’attivismo di San Giovanni de Matha fu addirittura frenetico, concretizzandosi sotto forma di una ricerca sempre più capillare di fondi da destinare alle ormai frequenti spedizioni in Africa. Già nel 1209 l’Ordine disponeva di trenta case, diventate oltre seicento verso il 1250, dislocate in maggioranza in Francia e Spagna. Gli ex schiavi, molti dei quali malati o rimasti senza una famiglia in grado di sostentarli, trovarono accoglienza negli ospizi dell’ordine. Anche Innocenzo III fu conquistato dal suo fervore, tanto da destinargli senza indugio la chiesa abbaziale di San Tommaso in Formis sul Celio, a Roma, presso la quale venne formato un nuovo centro di accoglienza. Fu proprio qui, che lo colse la morte, il 17 dicembre del 1213. I suoi resti mortali rimasero nella chiesa romana sino al 1665, quando due frati trinitari decisero di portarli a Madrid.
La storia dell’ordine durò sino agli sconvolgimenti operati dalle rivoluzioni del Settecento e del secolo successivo, per poi tornare a nuova vita nel corso del XIX secolo, quando tornarono a sorgere molte strutture impegnate in Europa e in America in una lunga serie di attività assistenziali a favore dei poveri. Se purtroppo non è disponibile un resoconto dettagliato in grado di svelare l’ampiezza dell’attività dispiegata nel corso del tempo dai Trinitari, va però messo in rilievo che tra i tanti beneficiati dall’ordine c’è anche il grande Miguel de Cervantes, scrittore conosciuto in ogni parte del globo per aver composto il Don Chisciotte, il quale venne liberato nel 1580, cinque anni dopo essere stato catturato da un pirata albanese e venduto presso il mercato di Algeri.