“Ma cosa succede in Francia?” ci si potrebbe lecitamente chiedere di questi tempi, viste le cronache recenti, che hanno letteralmente sbattuto in prima pagina quattro eventi in sequenza, accaduti negli impianti nucleari d’Oltralpe.
Uso volutamente e correttamente il termine “eventi”, e non “incidenti” nell’accezione comune del termine, perché esattamente di questo si tratta. Nel nucleare, infatti, esiste una scala internazionale degli eventi, chiamata INES ovvero International Nuclear Event Scale, definita dall’agenzia internazionale di Vienna dell’IAEA (International Atomic Energy Agency) e dalla NEA (Nuclear Energy Agency), organismo dell’OECD.
Lo scopo dell’INES è di rendere percepibile al pubblico, in maniera corretta, la gravità degli eventi che coinvolgono le radiazioni e che possono accadere negli impianti nucleari (siano essi centrali elettronucleari o altri impianti quali quelli per la produzione di combustibile), senza dover fare riferimento a dati tecnici che sarebbero poco comprensibili.
È quindi una scala del tutto analoga ad altre, quale ad esempio la scala Richter per i terremoti. Gli eventi, quindi, sono valutati principalmente sulla base dei loro effetti o di parametri misurabili, e non delle loro cause. Nella scala Richter, ad esempio, vengono identificate 10 classi di “magnitudo” (da 0 a 9), ossia di “energia equivalente rilasciata” dal terremoto. E tutti percepiamo che se un sisma in Giappone è stato classificato di magnitudo 5 o superiore, c’è da attendersi che questo corrisponda ad un serio danneggiamento delle strutture e alla possibilità di avere morti e molti feriti.
La scala INES per il nucleare è divisa in due parti comprendenti in tutto sette livelli. La parte superiore riguarda gli “incidenti” (accident) ossia tutti gli eventi che producono danni significativi di natura radiologica alle persone, all’ambiente o alle cose. È suddivisa in 4 livelli che vanno dal grado 7, ovvero eventi disastrosi tipo Chernobyl, fino al grado 4 per il quale le conseguenze sugli individui della popolazione sono valutabili in dosi di radiazioni comparabili con quelle di una radiografia all’addome.
La parte inferiore riguarda invece i “guasti” (incident), ossia gli eventi che producono danni di poco conto alle persone, all’ambiente o alle cose. È suddivisa in tre livelli che vanno dal 3 grado, quegli eventi per i quali le dosi di radiazioni agli individui valgono meno di una radiografia, fino al 1 grado, livello che chiude la scala e nel quale vengono classificate le anomalie rispetto al normale regime di funzionamento di un impianto, con conseguenze radiologiche praticamente nulle per la popolazione e l’ambiente. Vi è poi un livello zero, o più correttamente “al di sotto della scala”, che comprende tutti gli eventi che non hanno alcuna importanza ai fini della sicurezza nucleare.
Dei quattro eventi francesi occorsi in luglio, due sono classificati come eventi di livello 0 e due di livello 1.
Attenzione quindi a valutare correttamente le notizie, visto che non c’è niente di più falso di una mezza verità. Tanto per essere chiari. Sul sito di Repubblica (ma non è il solo), il 14 giugno scorso si poteva leggere: “Terremoto nel nord del Giappone. Morti, perdita in centrale nucleare”. A fronte di un sisma di livello 7 della scala Richter, che ha fatto almeno 6 morti, qualche centinaio di feriti e ha mezzo distrutto qualche migliaio di case (e non altrettante industrie ma solo perché la zona era rurale), nel titolo si associa la fuoriuscita di 14 litri di acqua debolmente radioattiva da una piscina di una centrale nucleare, acqua riversata sul pavimento all’interno della centrale stessa e poi raccolta. Come dire: “Incidente stradale a Pisa. Muore una famiglia, sull’altra vettura malfunzionamento di una luce di posizione”. Sconfortante.
Di “terremoti” di livello fino a 2 nella scala Richter, ne accadono alcune migliaia al giorno. Ma non per questo si riempiono i quotidiani. Se invece nel nucleare accade un “evento a livello 0” ovvero una semplice deviazione, si aprono le prime pagine dei giornali. Potenza del nucleare?…
Ci si potrebbe fermare qui, ma mi permetto di aggiungere una nota di colore.
Di solito quando accadono catastrofi, spesso compaiono gli sciacalli. A volte, sono pure con giacca e cravatta, e magari mostrano persino i gradi sulla spalla. È il caso del paginone generosamente dedicato dall’immancabile Repubblica (ma nello sport del tiro all’atomo non è sola) all’ottimo Jeremy Rifkin, guru economico-ambientalista e profeta dell’idrogeno, secondo il quale “Impianti vecchi, scorie, terrorismo: i francesi sono seduti su una bomba”. Certo. Una bomba di soldi, con il prezzo di gas e petrolio che ci troviamo.