La crisi delle vocazioni religiose è un argomento tutt’altro che banale o poco interessante: sempre più suore e frati abbandonano conventi e monasteri, e a dirlo non sono i detrattori della Chiesa Cattolica o chi testimonia con acredine magari il suo abbandono della veste. Nulla di tutto questo, l’allerta scatta dallo stesso Vaticano che per la prima volta forse con molta forza ammette la crisi e l’emorragia di vocazioni non solo in Italia ma in tutto il mondo cattolico. In una intervista nei giorni scorsi all’Osservatore Romano, l’arcivescovo Josè Rodriguez Carballo, segretario della Congregazione per la Vita consacrata, poco prima della messa celebrata da Papa Francesco per tutti i religiosi e le religiose nella loro Giornata Mondiale, snocciola anche alcune cifre. «Le cifre degli abbandoni negli ultimi anni – prosegue – restano costanti. Negli anni 2015 e 2016 abbiamo avuto circa 2.300 abbandoni all’anno, compresi i 271 decreti di dimissione dall’istituto, le 518 dispense dal celibato che concede la Congregazione per il clero, i 141 sacerdoti religiosi incardinati ‘pure et simpliciter’ in diverse diocesi e le 332 dispense dai voti tra le contemplative», spiega l’arcivescovo. Secondo le statistiche della Chiesa Cattolica pubblicate in settimana da Fides sull’anno 2016, si scopre che i religiosi non sacerdoti sono diminuiti per il secondo anno consecutivo, di 694 unità, arrivando al numero di 54.559. Aumenti si registrano in Africa (+331) e in Asia (+66), mentre diminuiscono in America (-362), Europa (-653) e Oceania (-76). Si conferma poi la tendenza alla diminuzione globale delle religiose, ancora superiore rispetto all’anno precedente, di 10.846 unità. Sono in tutto 682.729. Gli aumenti sempre in Africa (+725) e Asia (+604), le diminuzioni in America (-4.242), Europa (-7.733) e Oceania (-200).
Cosa fare dunque contro quest’emorragia di vocazioni tra suore, frati e religiosi in generale? La Chiesa Cattolica, il Papa e il clero da tempo sta cercando non tanto di porre un argine alla crisi, ma di cercare di capire per prima cosa da dove possa venire e quali strumenti possono essere di maggiore aiuto per riscoprire la bellezza e la complessità annessa di sposare la vocazione religiosa. Sempre Carballo nell’intervista all’Osservatore Romano spiega come «Se il Papa parla di ‘emorragia’ vuol dire che il problema è preoccupante, non soltanto per il numero ma anche per l’età in cui si verificano, la grande parte tra i 30 e 50 anni». Religiosi che abbandonano per paura, per crisi di nervi e anche perché si innamorano e si sposano appena escono dai conventi; i problemi riscontrati nella Plenaria della Congregazione per la Vita consacrata sono questi e tanti altri. «problemi di tipo affettivo, seguiti dalle difficoltà nel vivere gli altri voti o la stessa vita fraterna in comunità, ma la prima causa ha a che fare con la dimensione spirituale o di fede. Durante la plenaria ci siamo soffermati su tre constatazioni: l’elevato numero di chi lascia la vita consacrata per incardinarsi in una diocesi, il numero non indifferente delle contemplative che lasciano la vita consacrata e il numero di quelli che la abbandonano (225 casi) dicendo che mai hanno avuto vocazione. Si deve constatare che il più alto numero di abbandoni si ha tra le religiose, fatto almeno in parte spiegabile in quanto sono la grande maggioranza dei consacrati», spiega ancora Carballo. Papa Francesco, come prima di lui Papa Giovanni Paolo II e Benedetto XVII, si sono impegnati per provare a costruire una soluzione che riavvicini la gente a Cristo, sotto tutti gli aspetti delle varie vocazioni: «La cultura del provvisorio, il relativismo e la dittatura del denaro allontanano i giovani dalla vita consacrata. Bisogna stare loro vicini e contagiarli con la gioia del Vangelo. Se la vita consacrata vuole mantenere «la sua missione profetica e il suo fascino, continuando ad essere scuola di fedeltà per i vicini e per i lontani, deve mantenere la freschezza e la novità della centralità di Gesù, l’attrattiva della spiritualità e la forza della missione, mostrare la bellezza della sequela di Cristo», ha spiegato Bergoglio durante la Giornata Mondiale degli Ordini Religiosi e consacrati. Papa Francesco chiede di curare «in modo particolare» la vita fraterna in comunità, tenendo «fisso lo sguardo sul Signore», senza «cedere ai criteri della mondanità». Tante volte «le grandi infedeltà prendono avvio da piccole deviazioni o distrazioni». Infine, Francesco indica la grande importanza dell’«accompagnamento». «È necessario che la vita consacrata investa nel preparare accompagnatori qualificati per questo ministero». (Niccolò Magnani)