C’è anche San Luigi Maria Grignion da Montfort tra coloro che vengono celebrati dalla Chiesa cattolica il 28 aprile. Nato in Bretagna, a Montfort-la-Cane, nel 1673, secondo figlio di un avvocato, Jean Baptiste e Jeanne Robert de la Vizeule, ricevette la prima educazione proprio all’interno della famiglia, manifestando presto la sua attenzione per la spiritualità e una grande devozione alla Santa Vergine, in cui onore decise di aggiungere il nome di Maria a quello già detenuto, durante la Cresima. I suoi studi furono portati avanti in un collegio di gesuiti di Rennes, ove studiò le materie umanistiche, filosofia e teologia. Proprio in questo periodo strinse una solida e duratura amicizia con Jean-Baptiste Blain, futuro canonico il quale ha lasciato una testimonianza estremamente preziosa sulla sua vita, e con Claude-François Poullart des Places, l’uomo che avrebbe in seguito fondato la Congregazione dello Spirito Santo.
Trasferitosi a Parigi nel 1692, frequentò teologia presso il seminario della chiesa di Saint Sulpice, uno dei luoghi ove si formava il clero transalpino, dando allo stesso tempo grande testimonianza di un rigore ascetico portato spesso alle estreme conseguenze. Al proposito, va ricordato che la capitale del regno era stata da lui raggiunta nel corso di un faticoso viaggio a piedi dovuto al rifiuto di usare un cavallo offertogli dal padre e che nel corso del cammino, oltre 400 chilometri, regalò tutti i suoi averi ai poveri incontrati. Una scelta che lo spinse verso condizioni di totale indigenza, tanto da impedirgli di pagare la retta per il seminario, onere che fu assunto da una nobildonna, almeno per un certo periodo, terminato il quale, lo stesso Luigi Maria fu costretto ad assumere l’incarico di vigilare il cimitero della chiesa di Saint Sulpice.
All’inizio di giugno del 1700, quando aveva compiuto 27 anni, ricevette l’ordinazione sacerdotale, a seguito della quale avrebbe voluto raggiungere il Canada per praticare l’attività missionaria cui anelava. Fu François Leschassier, che aveva svolto la funzione di direttore spirituale negli anni precedenti, a impedire questa ipotesi, preferendo per lui l’incarico di formatore per i candidati al presbiterato del seminario. Rifiutato l’incarico, fu inviato a Nantes, presso una comunità che però lo rese ben presto insoddisfatto per l’impossibilità di svolgere vita pastorale.
Decise perciò di esprimere la sua insoddisfazione alla marchesa di Montespan, una nobildonna che aveva preso sotto la sua ala protettiva tre delle sorelle di Luigi Maria, la quale gli suggerì di recarsi a Poitiers al fine di esporre i suoi progetti al vescovo Antoine Girard. La sua assenza, lo spinse però a visitare l’ospedale cittadino, ove assunse la carica di cappellano, prodigandosi nei mesi successivi per cercare di portare un minimo di ordine, anche spirituale in un luogo così problematico. Inoltre fece la conoscenza di Marie-Louise Trichet, colei che sarebbe diventata la beata suor Maria Luisa di Gesù, con la quale avrebbe collaborato per la fondazione delle Figlie della Carità, dedite all’istruzione dei fanciulli e a compiti assistenziali nelle strutture ospedaliere. Il suo operato lo portò però ben presto nel pieno di un vero ciclone, scatenato da chi mal sopportava il suo zelo missionario, Le lamentele dei dirigenti ospedalieri, lo costrinsero quindi a lasciare la città dopo quattro anni, nonostante gli attestati di stima di cui fu fatto oggetto da chi aveva avuto modo di godere del suo aiuto nel corso della malattia.
Recatosi a Roma, si incontrò con il Papa, Clemente XI, nel corso di una udienza durante la quale fu convinto a riprendere il suo apostolato in patria, optando per la Vandea e la Bretagna.
In queste regioni, ripropose una tradizione che aveva visto esempi eccezionali come quelli di San Giovanni Eudes, San Vincenzo de’ Paoli e Julien Maunoir, di cui proprio Luigi Maria Grignion fu l’ultimo epigono. Il suo operato fu caratterizzato da intensa predicazione e grandi manifestazioni pubbliche nel corso delle quali i partecipanti erano soliti rinnovare le promesse battesimali. Era il cosiddetto metodo bretone, varato da Julien Maunoir e la sua scelta era anche una risposta indiretta ai cosiddetti innovatori, i quali si battevano per una religiosità dal carattere più austero e fondato sull’intimità.
In questo quadro, fondò anche la Compagnia di Maria, il cui compito esclusivo era quello di collegarsi alla parte più indigente della popolazione per porsi al suo servizio. Le sue iniziative, pur premiate da grandi successi, avevano però risvegliato grandi opposizioni tra gli avversari, tanto da spingere Vincenzo Francesco Desmarets, il vescovo di Saint-Malo, apertamente schierato coi giansenisti, a proibirgli la possibilità di predicare. Ma a colpirlo in maniera ancora più dolorosa fu in questo periodo la vicenda del Calvario di Pontchâteau, eretto con l’aiuto della popolazione locale e distrutto a seguito di un ordine del re Luigi XIV, con il pretesto che essendo troppo vicino alla costa avrebbe potuto aiutare una invasione britannica.
Il clamore suscitato dalla vicenda, spinse però i vescovi di Luchon e La Rochelle ad invitarlo in Vandea, ove giunse dopo l’ennesima marcia a tappe forzate. La Vandea era la regione francese più apertamente schierata contro le velleità riformatrici dei giansenisti e in quei luoghi Luigi Maria Grignion trovò il terreno adatto per la sua intensa predicazione che lo vide impegnato ininterrottamente negli ultimi cinque anni della sua vita. La morte lo colse proprio mentre era impegnato nella ennesima predicazione, a Saint-Laurent-sur-Sèvre, il 28 aprile del 1716.