È pieno svolgimento il processo per la morte di Lidia Macchi, il giallo della giovane ragazza uccisa 30 anni fa in provincia di Varese per il quale Stefano Binda, un’amico ed ex compagno di liceo, è accusato di averla assassinata. L’udienza di oggi si è aperta con una sorpresa, come spiega il Corriere della Sera, visto che il presidente della Corte di Assiste Orazio Muscato ha annunciato di avere ricevuto una lettera da Patrizia Bianchi, la super testimone che al momento incastrerebbe Binda. Non è però stato reso noto il contenuto della lettera, ma importanti novità potrebbero arrivare nei prossimi giorni a riguardo; intanto la giornata di oggi ha visto prioritaria la deposizione della mamma di Lidia, Paolina Bettoni, ancora una volta costretta a riaprire quel dolore mai passato di 30 anni fa.
Le parole più importanti sono state dette alla donna sull’amico di Lidia, Don Giuseppe Sotgiu: «Lidia, un giorno, ci presentò il suo amico Giuseppe Sotgiu, lo fece entrare in casa per bere un the. Mio marito, quando andò via, disse di aver avuto un brivido, come una pugnalata. Ma cosa dici, gli risposi…», ed è scoppiata in lacrime la mamma, pensando a quell’amicizia mai compresa fino in fondo tra lui e Binda. Alcuni hanno accusato il prete di voler coprire Stefano, ma lo stesso Don Giuseppe ha sempre negato qualsiasi “copertura”, «Non avrei mai coperto un assassino. E così non lo coprirebbe nessun prete. Se io avessi saputo chi fosse, lo avrei portato a calci in cu…o in questura».
Nello stesso tempo, Sotgiu ritiene che Binda non sia il vero assassino, come ha ripetuto nei mesi scorsi anche davanti agli inquirenti: «pensano che voglio coprirlo. Ma è stata fatta confusione. Fanno processi in tv, sproloquiano, azzardano profili psicologici. Spero che scarcerino Stefano, come fanno a dire che è lui l’assassino? Chi lo riabilita quando esce?».