L’Italia è stata deferita alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea per vari problemi legati all’ambiente, fra cui quello relativo alla xylella, quel batterio che ha messo in ginocchio la produzione di ulivi nello splendido Salento, in Puglia. Un flagello che fece per la prima volta comparsa esattamente dieci anni fa, nel 2008, come ricordano i colleghi di Agi.it. Ci vollero però degli anni affinché la xylella venne classificata in maniera scientifica come tale, e precisamente nel 2013, quando si scoprì che il batterio che viene portato da un insetto che si chiama sputacchina, si attaccava agli ulivi facendoli morire, o meglio dissecare, in maniera molto rapida. Se avete mai visto un ulivo dissecato, vi piangerà il cuore, tenendo conto del fatto che la pianta in questione è splendida quando è in fiore e in salute, ma quando malata, lo si comprende dopo pochi secondi. Difficile capire da dove derivi la xylella, visto che l’origine è molto incerta, e secondo alcuni potrebbe essere stata importata dalla Costarica, attraverso delle piante ornamentali. La cosa certa è che a distanza di 10 anni rappresenta una gravissima minaccia per gli olivi, uno dei patrimoni della nostra nazione. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
ITALIA DEFERITA DOMANI
Dopo anni di proclami, dopo che addirittura il Cnr aveva tentato di avvisare le autorità statali e regionali in Puglia sul pericolo della Xylella, arriva la stangata europea: l’Italia infatti, assieme ad altri Paese Ue, viene portata davanti alla Corte di Giustizia dove da domani saremo deferiti per infrazioni in corso su smog, rifiuti radioattivi e, per l’appunto, sul batterio killer degli ulivi. La fastidiosa e pericolosa Xylella sta portando sul lastrico numerosi imprenditori agricoli e contadini dal Salento fino all’alto Barese e l’Unione Europea da tempo sta avvisando l’Italia per poter intervenire massivamente e porre fine all’incubo che attanaglia i nostri ulivi, una delle risorse più preziose per il commercio agroalimentare in tutto il mondo. In particolare, con il deferimento che inizierà ufficialmente da domani, la Commissione europea ha deferito l’Italia alla Corte di giustizia Ue per non aver pienamente applicato le misure Ue, tra cui l’abbattimento delle piante malate. Secondo quanto riporta l’Ansa, «La prossima settimana, il 23 maggio, la Commissione potrebbe proporre al comitato sulla salute delle piante formato dagli esperti degli stati membri modifiche alla decisione Ue, come l’aggiornamento dell’area di quarantena, spostando di una ventina di chilometri verso nord la fascia di territorio dove vanno applicate le misure più drastiche per la lotta al patogeno». Intanto veniamo sanzionati anche per procedure di infrazione sull’inquinamento atmosferico da Pm10 e smaltimento di rifiuti radioattivi.
COLDIRETTI, “10 MILIONI DI PIANTE COLPITE”
Gli Stati membri, ricordano a Bruxelles con il deferimento davanti alla Corte di Giustizia Ue, sono tenuti a adottare tutte le misure necessarie all’eradicazione della Xylella fastidiosa per evitarne la diffusione in altri paesi. Associazioni ambientaliste, alcuni membri dei gruppi politici e alcune amministrazioni locali si sono però sempre rifiutate di adottare la misura “massiva” di eradicazione degli ulivi malati per provare a fermare il batterio, col risultato che la mano “morbida” non ha sortito alcun effetto e anzi, la Xylella è tornata a far paura dallo scorso marzo quando quasi tremila ulivi furono trovati positivi al batterio in un’area dove nel 2015 erano pochi esemplari. Significa che in soli 3 anni la Xyllela si è riprodotta e infidamente mira a rovinare sempre più ulivi anche per il resto d’Italia, se non viene fermata prima. «Sono saliti a un miliardo i danni provocati dal diffondersi della Xylella fastidiosa che ha infettato circa 10 milioni di piante in Puglia dove è comparsa per la prima volta nell’ottobre del 2012», ha spiegato la Coldiretti in una approfondita relazione al deferimento dell’Italia alla Corte di Giustizia. Non solo, secondo l’associazione più importante nel settore agroalimentare italiano, «negli ultimi 5 anni e mezzo si sono susseguiti errori, incertezze e scaricabarile che hanno favorito l’avanzare del contagio che dopo aver fatto seccare gli ulivi leccesi ha intaccato il patrimonio olivicolo di Brindisi e Taranto, arrivando pericolosamente alle porte della provincia di Bari, con effetti disastrosi sull’ambiente, sull’economia e sull’occupazione».