Un dono grande, forse il dono più grande: così Papa Francesco è definito dallo studioso e filosofo scomparso a fine 2016, Zygmunt Bauman, nei confronti della Chiesa Cattolica. Oggi su Repubblica viene pubblicato un breve saggio contenuto nel libro “Francesco e noi” – raccolta di saggi sul Papa scritti da personaggi celebri in varie discipline culturali – compiuto da Bauman sul finire della vita, di fronte all’inizio del Papato di Francesco. E il senso di queste parole è decritto fin dal principio: «Papa Francesco è il dono più prezioso (anzi, inestimabile) che la Chiesa cattolica romana ci abbia offerto, oltre che il regalo di cui la società aveva più bisogno in questi tempi tormentati dall’incertezza, privi di direzione, alla deriva, senza uno scopo e senza fiducia». Secondo Bauman il mondo di oggi è caratterizzato da catastrofi, crisi e sconvolgimenti che richiedono un’attenzione assai maggiore ed un’azione considerevole; ma solo Bergoglio sembra aver capito secondo Bauman in quale modo e come affrontare le priorità urgenti.
«Per prima cosa richiamare alla memoria l’importanza dell’arte del dialogo, che non impariamo mai abbastanza e che in questo momento sembra dimenticata: una conversazione che porta a considerare i punti di vista, i valori e le priorità diversi dai nostri; una conversazione non mirata a sconfiggere, umiliare o ridicolizzare un avversa- rio, ma guidata dall’empatia e rivolta alla comprensione reciproca». Secondo dono dato da Papa Francesco è invece la lotta contro l’ineguaglianza dilagante e profonda, contro la povertà e la sofferenza e l’umiliazione che provoca, insieme al rifiuto o alla mancanza di rispetto per la dignità umana, «e quindi anche contro le loro cause: avidità, cecità morale, indifferenza verso il dolore degli altri esseri umani accompagnata da autoreferenzialità di interessi, intenzioni e azioni». La chiusura del grande filosofo scomparso recentemente è tutta dedicata al terzo e più importante dono del Papa alla Chiesa e alla modernità intera: «Francesco ha affidato all’educazione il compito di far rinascere i criteri morali perduti e ridare vitalità ai valori spirituali per riportarli alla magnificenza e all’eminenza erose da un materialismo senza limiti, da un consumismo sfrenato e da una ricerca di profitto continua e disonesta. In questo modo ci ha invitati a prepararci per una lotta lunga e difficile; nell’educazione non ci sono soluzioni rapide, scorciatoie, risultati immediati». Per Bauman il vero dono però è proprio Francesco a cui affida i prossimi anni delicati e difficili? «Il dono chiamato papa Francesco offre al mondo uno scopo e alla nostra vita il suo significato. Dimostreremo di essere capaci e disposti ad accettare questa proposta e ad agire di conseguenza?».