La trasmissione Quarto Grado torna ad occuparsi nella prima serata di oggi del caso del cosiddetto Mostro di Firenze. Si tratta di un caso emblematico che ha segnato una buona parte di storia buia del nostro Paese in quanto tra il 1968 ed il 1985 furono compiuti ben otto duplici omicidi tutti nella provincia del capoluogo toscano. Questo diede modo di pensare alla presenza di presunti serial killer e da qui partirono i numerosi processi che negli anni portarono alla condanna definitiva di Mario Vanni e Giancarlo Lotti, definiti “compagni di merende” insieme al terzo, Pietro Pacciani, condannato in primo grado all’ergastolo, poi assolto in Appello. Poco prima di essere sottoposto ad un Appello-bis, però, Pacciani morì portandosi con sé alcune presunte verità che non sapremo mai. Nella puntata di oggi di Quarto Grado, assisteremo ad una doppia intervista di grande importanza. L’inviato Giorgio Sturlese Tosi ha intervistato Natalino Mele, il primo testimone del duplice omicidio. L’uomo, la sera del 21 agosto di 50 anni fa era a bordo di un’Alfa Romeo Giulietta con la madre Barbara Locci e Antonio Lo Bianco, prime due vittime del “mostro”. Aveva appena 6 anni e stava dormendo sul sedile posteriore della vettura. “Mi svegliai per dei forti rumori … poi… vedendo che mia madre era con la testa così, la chiamavo non mi rispondeva, cominciai a piangere… uscii dalla macchina e in lontananza vidi la lucina di una casa. Davanti alla casa chiesi aiuto e cominciai a dire che avevano ucciso mia madre”, ha raccontato. Mentre veniva eseguito il duplice omicidio, lui dormiva. Il padre fu condannato a 15 anni dopo aver ammesso di essere l’autore del delitto. “Beh, forse gliel’hanno fatto anche dire… vai a sapere!”, commenta oggi. A sua detta il padre non sarebbe stato capace di commettere un omicidio. “A quanto diceva mia zia, le voleva tanto bene, l’amava. Era così mite, tranquillo…”. E su Pacciani, Vanni, Lotti: “Mai visti”.
INTERVISTA AL SOSTITUTO PG PIERO TONY
Nel corso della puntata di oggi, ci sarà spazio anche per un’altra interessante intervista all’allora sostituto pg Piero Tony, ovvero colui che nel processo l’Appello chiese – ed ottenne – l’assoluzione di Pacciani. Una decisione che rifarebbe ancora oggi: “Nel modo più assoluto, sicuramente. Tant’è vero che quando mi chiesero di fare ricorso, al mio procuratore generale di allora dissi che non sarei mai andato contro la mia coscienza”. A sua detta, quel proiettile rinvenuto nell’orto di Pietro Pacciani fu una prova falsificata: “La Corte d’Assise, l’estensore e il presidente che hanno fatto la sentenza di assoluzione di Pacciani hanno detto che quel bossolo era stato messo da qualche manina. È uno scenario gravissimo, che dopo è stato in qualche modo edulcorato dall’assoluzione di Pacciani e dalla condanna dei “compagni di merende””, dice. Quindi, a suo dire, il Mostro di Firenze non era Pacciani? “Contro Pacciani, al di là del giudizio sulla persona – sporco, brutto… tutto quello che vuole -, per quanto riguarda i delitti del mostro c’era poco o nulla”, ha chiosato.