Alcune volte capita nella vita di essere travolti dagli eventi. A me è accaduto nell’ultimo periodo di essere particolarmente impegnata sul fronte del lavoro e di correre dalla 6.30 della mattina fino alla sera tardi. Magari dormendo poche ore e dedicando un tempo contenuto alla famiglia e alle persone care.
L’ho fatto con entusiasmo perché sto affrontando delle nuove sfide e delle nuove responsabilità. L’ho fatto ripromettendomi che fosse un periodo speciale, legato alla chiusura dell’anno per poi tornare a un trend capace di conciliare meglio vita professionale e privata. E’ in questi momenti che, viaggiando veloce e senza avere il tempo di riflettere, delle volte si perde di vista il disegno nel suo complesso.
Il disegno della vita intendo. Inseguendo i particolari e cercando di fare bene un angolo del quadro, si rischia di fare poi un dipinto caotico. Distonico. E’ in questi momenti che, secondo me, giocano un ruolo determinante le persone e le storie. Non solo le persone che ti stanno vicine ogni giorno e senza le quali non arriveresti in cima alle vette che vuoi scalare. Ma anche quelle che, facendo tutt’altro, sanno dire cose che ti toccano e ti stimolano.
Alessandro Zanardi è una di queste. Ogni volta che comunica, su un giornale oppure al David Letterman show, che affronta una sfida o che racconta un’esperienza, sa muovere qualcosa dentro. Qualche giorno fa leggevo un’intervista che ha rilasciato al Corriere della Sera in cui ripercorreva le ultime straordinarie avventure e all’improvviso gli è uscita una delle sue frasi a effetto: “Se smetti di essere curioso non fai altro che sottometterti al ritmo che la vita impone”.
Usciva dal giornale quasi da sola, tanto era la sua forza. Ho avuto la fortuna di conoscere e frequentare Alex diverse volte. E la cosa straordinaria è che affermazioni come questa gli escono con naturalezza e assoluta sincerità. Non c’è nulla di costruito o di preparato. E’ il racconto di una vita in costante espansione che emerge e si esplicita. E che ti obbliga al confronto. Ho pensato, leggendola, che era un bellissimo messaggio per quello che mi stava capitando e un invito duplice. A non farci travolgere dai ritmi spesso insensati della quotidianità da un lato e a non perdere la voglia di cambiare, innovare, conoscere il mondo, dall’altro. A vivere ogni giorno come un scoperta e non come un susseguirsi identico di numeri su un calendario. Non tutti ovviamente possono fare quello che fa Zanardi.
Ma il tema in questo caso non è il cosa, ma il come. Se smetti di essere curioso non fai altro che sottometterti al ritmo che la vita impone. Potrebbe essere un monito perfetto non solo per ognuno di noi, ma anche per il nostro Paese. Ma torniamo al cuore della nostra riflessione. Poco fa scrivevo che un ruolo fondamentale lo giocano le persone e le storie. Del primo aspetto abbiamo appena parlato.
Per il secondo, devo ammettere che ho, da sempre, una passione insaziabile per la lettura. I libri sono vita. La scrittura è potente. E talvolta, se si sanno interpretare i segni, si può scorgere il disegno complessivo. O almeno una sua parte significativa.
Ecco perché ho trovato una singolare coincidenza di significato tra quanto affermava Alessandro Zanardi e il bel libro, intitolato “Avrò cura di te” scritto a quattro mani da Massimo Gramellini, vicedirettore del quotidiano La Stampa, e Chiara Gamberale, autrice e conduttrice di programmi radiofonici e televisivi. Ci sono tantissimi passaggi interessanti nel testo, ma due sono emersi con la stessa efficacia della frase di Alex: “Affronta la vita, invece di cercare scampo in un altrove ingannevole” e “Si completa con gli altri solo chi sa badare a se stesso”. La prima delle due affermazioni è perfettamente sovrapponibile a quella di Zanardi, o meglio ne rappresenta un ideale completamento, la seconda ne è il corollario. La frase completa suonerebbe così: “affronta la vita, invece di cercare scampo in un altrove ingannevole e (sappi che, ndr) se smetti di essere curioso non fai altro che sottometterti al ritmo che la vita impone. (Inoltre non dimenticare mai che, ndr) si completa con gli altri solo chi sa badare a se stesso”.
Da quando sono apparse nella mia vita, continuano a ritornarmi in mente. E non sono il solo. Le ho twittate e il numero di persone le hanno riprese, ritwittate e che hanno cominciato a seguirmi dopo che le ho scritte sono state diverse. Segno che colpiscono. Segno che ci sono ancora individui e storie capaci di sorprenderci o di farci fermare a pensare che, parafrasando il libro, dobbiamo avere cura di noi. E degli altri.